La Meta di Ermal. Attaccare ali sulle cicatrici e volare

di ELIANA NARCISI (ELIANA ENNE) –

Trentasette anni, occhi scuri e profondi, una voce gentile, i modi garbati di chi sa pesare ogni singola frase che pronuncia e non solo perché le parole sono il suo mestiere. Un’infanzia difficile, un padre violento, la fuga dall’Albania quand’era ragazzino in un periodo storico complicato, quando gli uomini con le idee e l’amore per l’arte non trovavano spazio né forza di ribellarsi. Una vita tutta in salita, che però non gli ha mai tolto la speranza e la voglia di sognare. Quest’anno ha vinto il Festival di Sanremo e, dopo l’avventura Tv come Giudice di Amici di Maria De Filippi, è in tour in tutto il Paese. Il suo nome vuol dire “vento di montagna”, ma i suoi ammiratori si fanno chiamare “lupi”, perché a chi gli urla “in bocca al lupo!” lui preferisce rispondere “che il lupo sia con me”, anziché “crepi”. Questo è Ermal Meta.

La grande popolarità è arrivata lo scorso anno con VIETATO MORIRE, una canzone bella ma drammatica. «Ricordo quegli occhi pieni di vita / e il tuo sorriso ferito dai pugni in faccia». Il sorriso di una donna vittima di violenza familiare che contiene la forza dell’amore capace di invertire la rotta dell’odio. «E scegli una strada diversa e ricorda che l’amore non è violenza / ricorda di disobbedire e ricorda che è vietato morire». Un racconto autobiografico che fa coppia con “Lettera a mio padre”, contenuta nel medesimo album. «Di bestie come te ce ne sono in giro / e non è facile scoprirle e sai perché / hanno mani bianche e voce docile, ma se li guardi bene dentro i loro occhi non vedi niente». Due brani che corrono in parallelo come binari della stessa ferrovia per narrare di un dolore, ma anche trasmettere un messaggio positivo. «A volte la chiave della felicità è la disobbedienza. Non accettare un atto di vessazione, di sopruso, di violenza. Nessuno può dirti come vivere. Devi decidere tu».

Un artista che ha costruito con anni di sacrifici il suo successo, senza ricorrere a scorciatoie o espedienti per accumulare numeri facili e consensi passeggeri. «Quando ho voglia di ispirarmi non ascolto musica, leggo libri. Mi piacciono le storie delle persone. La musica è nei libri, non nei dischi».  Ha scritto per Patty Pravo, Marco Mengoni, Francesco Renga, Giusy Ferreri, Francesca Michielin, Emma Marrone, Annalisa, Francesco Sarcina e tanti altri. Tanta gavetta, qualche fallimento, poi finalmente i primi riconoscimenti, i premi, il successo e ora è uno degli artisti più richiesti. Accanto alla popolarità crescente è arrivata anche la voglia di fare polemica su ogni aspetto della sua vita, dalle allusioni pesanti per la sua amicizia con Fabrizio Moro agli insulti gratuiti del cantautore Morgan (che lo ha definito ‘Merdal’ e ‘Metadone’), ai pettegolezzi per la fine della sua relazione con Silvia Notargiacomo, e tanto altro ancora.

Eppure lui non raccoglie provocazioni. A quanto pare, la Meta di Ermal non è la vendetta. «Forse un giorno diventerò padre» canta nella splendida “Lettera a mio padre”, «E gli dirò di cambiare le stelle / E gli dirò che un cazzotto fa male / E che una parola a volte ti uccide / E quando sulla schiena hai cicatrici / E lì che ci attacchi le ali».

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