Alessandra Appiano e quella lacerante solitudine dell’anima

di ELIANA NARCISI (ELIANA ENNE) –

Una persona discreta, una donna elegante, una scrittrice autentica. Se ne è andata in silenzio, con un gesto solitario che però conteneva un grido di dolore tanto intenso e profondo da non poter essere più trattenuto. Era approdata allo schermo televisivo ancora giovanissima grazie a Enzo Tortora, che l’aveva scelta personalmente per Portobello e non avrebbe potuto essere altrimenti: il conduttore che più si è distinto per sobrietà e modi garbati ha voluto una valletta adeguata. Alessandra Appiano, però, ha manifestato ben presto la sua vera passione: la scrittura. Nel 1992 ha esordito con La vita è mia e me la rovino io. I suoi romanzi possiedono tutti un tratto comune: descrivono l’universo femminile con profonda partecipazione.

«Non ho un rapporto equilibrato con la scrittura, mi riduco a uno straccio, mi salva la mia sana frivolezza» rispondeva a chi le domandava cosa amasse di più. Scrittrice, autrice televisiva, conduttrice, ma anche giornalista, nelle rubriche su Cosmopolitan e su Donna moderna raccoglieva le confidenze più disparate delle lettrici e si comportava da amica, sosteneva l’importanza di una loro maggiore consapevolezza, la necessità di legami autentici, di una sorta di sorellanza femminile. «Da quando le donne hanno più coraggio, più peso nella società, più ruoli, è come se si fosse moltiplicata la violenza contro di loro». Nel 2003 aveva vinto il prestigioso Premio Bancarella con Amiche di salvataggio, il romanzo che meglio degli altri ha tradotto il suo sincero e convinto messaggio di vita. Eppure se ne è andata da sola e con un gesto che esprime un malessere interiore determinante.

Ci sono moti interiori che non sempre siamo in grado di controllare e che, anzi, a volte sottovalutiamo. Qualcuno parla di depressione, io parlo di solitudine dell’anima, che è più lacerante di quanto si tende a pensare e che porta ad alimentare in maniera più o meno consapevole un vuoto, anche se si conduce una vita apparentemente piena. Bisognerebbe ascoltarsi ed ascoltare di più. Nel suo ultimo romanzo Ti meriti un amore, ispirato al caso di cronaca di Gloria Rosboch e che quasi costituisce una sorta di testamento spirituale, la Appiano scriveva: «Devo iniziare a prendermi cura di me, ergo a prendermi la responsabilità di amarmi, guai ad affidare agli altri il proprio destino, il proprio progetto di felicità. Proverò quindi a volermi bene, o almeno a perdonarmi. Smettendo di giudicarmi, condannarmi, vergognarmi».

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