Gatta Cenerentola, uno straordinario film d’animazione che profuma di altri tempi

di ROSITA SPINOZZI –
Con sette nomination e due statuette vinte, per la prima volta una pellicola di animazione è entrata in cinquina nella categoria “miglior film”. È accaduto alla 63ª edizione dei David di Donatello, che si è svolta il 21 marzo presso gli Studios di Via Tiburtina a Roma. Il “miracolo” assume le sembianze del bellissimo film d’animazione “Gatta Cenerentola”, tutto italiano e prodotto da Mad Entertainment con Skydancers, che è arrivato in nomination per aggiudicarsi il premio più ambito con quattro pellicole tradizionali come “A Ciambra”, “Ammore e malavita”, “La tenerezza”, “Nico 1988”. Ha trionfato la dichiarazione d’amore per Napoli da parte dei Manetti Bros, in altre parole l’irresistibile commedia musicale partenopea “Ammore e malavita”, ma “Gatta Cenerentola” non è di certo tornata a casa a mani vuote, anzi, ha vinto due statuette: Miglior Produttore (Luciano Stella e Maria Carolina Terzi) e Migliori Effetti Speciali Visivi (Mad Entertainment).
Era in gara per ben sette categorie (miglior film, miglior produttore, miglior musicista, migliore canzone originale, miglior suono, migliori effetti speciali, David Giovani), cosa che suona già come una vittoria, il segno tangibile che qualcosa è cambiato nel modo di intendere i film di animazione. Finalmente si riconosce loro una dignità pari alle altre pellicole se non, in alcuni casi, maggiore. Perché sono lavori bellissimi, realizzati con nuove tecnologie che rendono tutto ancora più suggestivo e coinvolgente. “Gatta Cenerentola” – diretta da Alessandro Rak, Ivan Cappiello, Marino Guarnieri, Dario Sansone – ha registrato un consenso unanime in un pubblico eterogeneo che si estende da nord a sud, e persino la rivista americana Variety lo ha definito “uno dei migliori film d’animazione degli ultimi anni”.
La vera sfida, a mio avviso, è stata quella di trasformare un testo secentesco, tratto da una delle favole contenute nel libro “Lo cunto de li cunti” di Giambattista Basile (a cui ha attinto anche Matteo Garrone per “Il racconto dei racconti”, mentre Roberto De Simone ha basato un’opera teatrale proprio sulla favola della gatta), in un film d’animazione ambientato ai nostri giorni. Il tutto senza perdere nessuno degli elementi caratterizzanti come, ad esempio, la “napoletanità” e la forza evocativa dell’epoca in cui è stato concepito il racconto. A completare l’opera,  le voci principali di Massimiliano Gallo, Maria Pia Calzone, Alessandro Gassmann, Mariano Rigillo, Renato Carpentieri.
Altro elemento degno di nota è la presenza costante dell’acqua, esaltata da un’animazione tridimensionale (il film è realizzato unendo 3d e 2d, e utilizza la tecnica del paint over), resa ancora più efficace da piccoli particolari che fluttuano nell’aria: pulviscolo, cenere, detriti. I protagonisti si muovono all’interno della nave come fantasmi, trascinati dalla corrente e dai loro impulsi, tanto da diventare parte integrante del relitto. Ed è proprio attraverso quelle stanze, tra pulviscolo e ologrammi, che scorre tutta la storia di Napoli, in bilico tra la consapevolezza del passato e l’incertezza del futuro, con nel mezzo un presente decisamente da cambiare. Splendida la colonna sonora con brani originali dei Foja, adatta a un film dove la trama non è mai statica.
“Gatta Cenerentola” porta con sé il profumo di altri tempi, ma ha anche la magia di essere un film contemporaneo. Al centro della storia c’è Vittorio Basile, un armatore che inventa la nave Megaride, ovvero  “un fiore all’occhiello dell’ingegneria navale italiana” per dare lustro a Napoli. Ma l’avidità del faccendiere Salvatore Lo Giusto (detto ‘o Re) e di Angelica Carannante (promessa sposa di Basile), mettono fine alla vita e ai sogni dell’armatore, lasciando la piccola Mia, figlia di primo letto di Vittorio, nelle grinfie della matrigna e dei suoi sei figli che danno alla bambina il soprannome di Gatta Cenerentola. A Primo Gemito, ex uomo della scorta di Basile, è affidato il difficile compito di riportare la legalità nel porto di Napoli e salvare Cenerentola dalla sua prigionia. Anello di congiunzione di tutta la vicenda sono gli ologrammi, frutto della tecnologia di Vittorio Basile, che prendono vita sospesi in un’atmosfera rarefatta tra sogno e realtà. Un film imperdibile, assolutamente bello da vedere e da “sentire”.