Cane e gatto, ben oltre l’amicizia. I numeri parlano da soli…

di AMERICO MARCONI –

Ognuno di noi conosce la gioia e la tenerezza che scaturisce dal ritornare a casa e trovare il proprio cane o gatto in attesa. Basta un suo sguardo, festoso e dolce nel caso del cane, sognante e misterioso nel caso del gatto, a farci dimenticare problemi e arrabbiature. I numeri parlano da soli: dei 200 milioni di animali domestici presenti nelle case e nei giardini d’Europa ben 60 milioni sono presenti in Italia. Tanti quanti noi abitanti. I paesi che hanno normative più avanzate per la tutela e il rispetto dell’animale di affezione sono l’Austria, la Germania e la Svizzera. In cui si riconosce agli animali lo status di esseri senzienti nella legislazione e nella stessa Costituzione.

Ma da quanto tempo l’uomo vive insieme agli animali? Il cane è presente accanto all’uomo da circa 20 mila anni. In quell’epoca l’Homo sapiens iniziò a sviluppare la sua attività simbolico cognitiva e capì che il cane poteva aiutarlo nell’attività di cacciatore.
È proprio di questi giorni la scoperta nel territorio di Campofilone di una grande villa romana del I secolo a.C. Sono venuti alla luce resti di intonaco colorato, marmi, condutture termali e, vicino a un muro, le sepolture di tre bambini e di un piccolo cane. Gli archeologi sono concordi nello stabilire la funzione del cagnolino: aveva il compito di accompagnare e proteggere i bimbi nel cammino dell’Aldilà.

Il più antico ritrovamento di un gatto avvenne a Cipro nel 2004. In una sepoltura dell’ottavo millennio avanti Cristo fu trovato un bimbo con vicino un gatto, amici in vita e per sempre messi a riposare insieme. Gli Egiziani a partire dal III millennio avanti Cristo li tenevano in così alta considerazione da crearne delle divinità. Anubis, il dio dalla testa di cane, che conduceva le anime al giudizio e Sekmet, la dea con la testa di gatto, portatrice di luce e protettrice dei medici.

L’osservazione che un animale domestico, pet in lingua inglese, potesse aiutare nella terapia dei problemi psichici la fece nel 1961 lo psichiatra infantile Boris Levinson. Aveva notato come la presenza del suo cane Jingles in studio era utile nel superare le resistenze ed entrare in contatto con i piccoli pazienti. Fu il primo a parlare di Pet-Therapy, la terapia con gli animali domestici. Da allora cani e gatti, conigli, cavalli e uccelli hanno coadiuvato la terapia del disagio psichico.

Così scopriamo che i nostri piccoli amici domestici non solo ci aspettano pazienti e fedeli, ma svolgono, nell’accoglierci in modo incondizionato, un’autentica azione di aiuto psicologico. E pensare che ci sono persone che li abbandonano o maltrattano, senza rendersi conto che in quei vili gesti rinunciano alla parte più antica e nobile di se stessi.