Le Poste Italiane multate dall’Antitrust. No libero mercato? Aiaiai

di MASSIMO CONSORTI –

Ricordate le lettere, le cartoline illustrate e le cartoline postali? E poi gli espressi, le raccomandate fonti di ansie indicibili, e le assicurate? E i telegrammi? Li ricordate i telegrammi che venivano inviati solo per comunicare notizie ferali del tipo “Papà morto questa mattina stop gradita tua presenza stop” o innocenti auguri di compleanno o fedifraghi appuntamenti all’alba? Il mondo era diverso e l’arrivo delle lettere d’amore grazie alle quali si imparava a scrivere, rappresentava un momento di una gioia senza uguali. Il postino era una figura mitica. Con la pioggia, il sole, il vento, la neve, lui era puntuale come un orologio svizzero anzi, l’orologio si rimetteva con l’arrivo del postino che non sbagliava mai un indirizzo, conosceva tutti e a Natale e a Pasqua le famiglie gli regalavano una bottiglia di vino, un dolcetto, un uovo sodo. Non a tutti capitava di recapitare la corrispondenza a Pablo Neruda come a Troisi, però, se ti aveva scritto la fidanzata, il postino ce lo aveva scritto negli occhi: gli brillavano.
I tempi sono cambiati, oggi arrivano raccomandate (atti giudiziari a gogò), estratti conto, avvisi di scadenze e le odiate bollette, e tutto questo bustame con il portalettere delle Poste Italiane, sempre lui, persona una volta tanto amata quanto disprezzata oggi e come se la colpa fosse la sua.
Ed è proprio per questa posizione dominante di Poste Italiane che l’Antitrust ha staccato la cedola delle multe, e segnato una cifra di tutto rispetto, 23 milioni di euro.
Tutti sanno che oggi le poste sono libere (gli enti che rispondono ai requisiti richiesti possono recapitare pacchi e corrispondenza), e soggette quindi al mercato però, è dal 2014 che Poste Italiane attua la “strategia escludente”, quel modo molto italiano che consente comunque agli ex detentori di un monopolio, di continuare a esercitarlo con la scusa del possesso delle infrastrutture. Se ci pensiamo, è la stessa strategia che le Ferrovie dello Stato hanno attuato nei confronti di Italo, ma non siamo qui per polemizzare. Le Poste Italiane, insomma, grazie alla rete di infrastrutture e di risorse umane che possiede, mantiene una posizione di assoluta supremazia nei confronti di chiunque provi a fornire lo stesso servizio e, ovviamente, lo fa a prezzi estremamente concorrenziali.
L’Antitrust se n’è accorto e ha deciso che così non va, che Poste Italiane continua a detenere il mercato della corrispondenza anche in tempo di liberalizzazione. Ma in fondo, per chi guadagna un fottio di euro con i servizi economici e recapita anche per Amazon, cosa volete che siano 23 milioni di euro? Una bazzecola.