Spelacchio. La storia è finita, gli amici se ne vanno

di MASSIMO CONSORTI –

É finita nel peggiore dei modi la storia più tenera di questo Natale. Spelacchio non solo è morto, e da morto spogliato e rivestito, fotografato e blandito, coccolato e disprezzato ma, da ieri, è andato direttamente sotto la lente d’ingrandimento dell’Anec di Cantone per costi eccessivi.
Sembra, e le carte starebbero a dimostrare che è vero, che questa avventura spelacchiesca sia costata un fottio di denaro, praticamente la stessa cifra che il comune di Roma ha speso per i due alberi degli anni precedenti. Ma non solo, pare che lo stesso Comune abbia impiegato per tre anni la stessa ditta per le operazioni di allestimento e spogliatura, contravvenendo alle norme della stessa Anec che prevedono la rotazione delle imprese in rapporti con le amministrazioni pubbliche.
Che al povero Spelacchio la sorte avesse assegnato anche un bell’avviso di garanzia, non lo avremmo mai immaginato eppure, tanto per confermare che non viviamo in un paese normale, all’abete rosso della Val di Fiemme è toccato anche questo.
La vicenda dei costi se la vedranno Cantone e la Raggi, eventuali responsabilità emergeranno, quello che a noi interessa è che da questa sera, Spelacchio vivrà finalmente in pace. Appena tolto dal vaso nel quale lo hanno sistemato, Spelacchio sarà segato e rispedito in Val di Fiemme.
Dice la sindaca Raggi (e poi nessuno si lamenti che non la facciamo mai esprimere) : «Con il passare dei giorni Spelacchio si è conquistato la simpatia e l’affetto della stragrande maggioranza delle persone. Ora avrà una nuova vita. Vogliamo fare di questa star internazionale un esempio concreto di riuso creativo, perché tutto può tornare a nuova vita. Un modo concreto per dimostrare al mondo che Roma vuole essere sostenibile e persegue con convinzione la strada del riuso, riciclo e recupero di materia».
Tutto questo per dire che con il legno di Spelacchio verranno fatti dei gadget ricordo e una “Baby Little Home”, una casetta in legno per consentire alle mamme di accudire i propri bambini con fasciatoio, poltrona per l’allattamento e tavolino da gioco per i piccoli.
D’accordo sulla Baby eccetera, ma perché i gadget? Poi uno si ricorda che tempo fa smontarono i prati dei campi di calcio dei campionati del mondo, per fare gadget delle zolle e venderli a peso d’oro. Ma volete vedere che finalmente il Comune di Roma riesce a mettere in piedi il primo business della sua storia?