Le immense opportunità della rete per la visibilità degli artisti fuori dal giro delle major discografiche

di PAOLO DE BERNARDIN –

Analisi dello stato attuale della musica in un mercato praticamente annientato dalla crisi. I quotidiani non prendono in considerazione i nuovi artisti che, da indipendenti, non hanno tutele da parte di case discografiche e di major che garantiscano loro visibilità. Le pagine di spettacolo e la Tv vogliono vivere solo di Vasco Rossi, Jovanotti, Ligabue, U2 e Pink Floyd.

Domenica sera. Salotto televisivo di Fabio Fazio. Francesco Gabbani, nuova star dell’Italia sanremese offre al suo pubblico una canzone per Natale e per tutta risposta riceve una cornice overdimensionata nella quale sono incastonati la bellezza di 8 dischi di platino. Tra gli ospiti qualcuno chiede: “Per quante copie si riceve il disco di platino?”. La risposta rapida del conduttore è “50.000”. Con altrettanta prontezza l’immarcescibile Orietta Berti, dall’innata arguzia e simpatia, fa sentire la sua voce: “Ai miei tempi per ricevere un disco di platino bisognava venderne un milione e mezzo!”

Aneddoto a parte è questo un grande segno dei tempi sul ridimensionamento di un mercato discografico che la crisi ha praticamente annientato. Basti pensare che la rinascita del vinile, oggi di peso maggiore (180 grammi) e più caro sul mercato, sovrasta addirittura le vendite dei compact disc. La cosa curiosa è che la crisi non sfiora minimamente l’interesse nei confronti della musica che viene sempre più consumata e gradita da ogni tipo di pubblico. Conseguenze tipiche di una tecnologia che avanza inesorabilmente e permette lo sviluppo di un mercato alternativo nel quale il prodotto viene praticamente rubato agli artisti facendo gridare allo scandalo più di qualcuno.

In vari paesi d’Europa si è provveduto a bloccare il sistema di downloading gratuito mediante una repressione totale. Provate a scaricare un disco in Germania e vi troverete subito la polizia alla porta che vi farà un rimprovero la prima volta, una multa salata la seconda e lo spettro della galera la terza. Nell’Italia del “si può far tutto” il downloading dalla rete non ha ancora conseguenza gravi. Diciamo la verità, dopotutto non si tratta di un grave delitto contro l’arte e l’opera dell’ingegno. É vero resta un piccolo furto ma è ampiamente giustificabile.

In fondo, una seria inchiesta americana sul downloading nel cinema ha rilevato che il blocco governativo nei confronti dei film, scaricati gratuitamente dal famoso sito Megapload, non ha fatto rilevare nessuna variazione per le major cinematografiche. Praticamente nessuna perdita economica per i già ricchissimi e  potenti produttori. A pagare realmente sono stati i piccoli, gli indipendenti che si sono visti privati di un canale promozionale importante per la conoscenza e la diffusione di un cinema alternativo.

Lo stesso discorso vale per la musica. Le opportunità che offre la rete per la visibilità di ogni artista sono immense ma spesso orientarsi nel pantano diventa molto difficile. Facile per ogni fan che segue il proprio  artista ma il contrario per il talent scout che stenta a trovare e a imbattersi nella qualità che esiste sempre in ogni generazione artistica. Non è un caso che artisti sensibili e intelligenti abbiano trovato una soluzione adeguata per non fermare con le mani il vento tecnologico del cambiamento e affrontare la realtà con mentalità diversa.

In Brasile, ad esempio, molti grandi artisti che hanno visto calare a picco le vendite dei  loro dischi, hanno giocato d’anticipo mettendo nei loro siti il downloading gratuito delle loro opere con risultati eccellenti. Calo netto di vendite e aumento nettissimo di concerti in tutto il paese che hanno bilanciato e fatto fronte alla crisi. É notizia di questi giorni che un celeberrimo artista come Neil Young, che resiste dopo 50 anni restando ancora sulla cresta dell’onda della creatività, ha aperto e messo a disposizione di tutti l’ archivio della sua immensa produzione musicale che può essere ascoltata e scaricata gratuitamente. Un bel segno dei tempi che dice qualcosa sull’uso della tecnologia nell’affrontare una falsa crisi senza repressioni di sorta.

Non è un caso che anche il sistema dell’informazione ne abbia risentito. I quotidiani “governati” spesso da capitani poco all’altezza della situazione, tacciono completamente nei confronti di nuovi artisti che, da indipendenti, non hanno tutele da parte di case discografiche e di major che garantiscano loro visibilità. Nonostante la buona volontà di qualche giornalista e critico illuminato che propone di trovare spazio per nomi nuovi e all’altezza, la maggior parte dei nuovi nomi non riesce ad emergere grazie al silenzio delle pagine di spettacolo e della Tv che vogliono vivere solo di Vasco Rossi, Jovanotti, Ligabue, U2 e Pink Floyd.

Il meccanismo di un ufficio stampa major che promuove un artista è tramontato ed ha fatto impigrire molti giornalisti non più in grado, per volontà o mancanza di tempo, di fare i talent scout e scoprire artisti di prima grandezza che resistono tra le milioni di pagine di un informatore come You Tube o tra le centinaia di opportunità nei siti di file sharing che offrono ogni giorno tutto lo scibile musicale di un mercato che non trova ancora la strada per vedere la luce. Basterebbe scorrere tra le uscite degli ultimi mesi per accorgersi che frotte di artisti ci regalano momenti di arte altissima pur restando nel totale silenzio dell’informazione ufficiale.

Chi ha sentito parlare di Will Drive West, Melanie De Biasio, Howe Gelb, Jay Jay Johanson, Saint Etienne, Spain, St Vincent, Asaf Avidan, Bonnie Prince Billy, Jake Bugg, Tim Bowness, William Fitzsimmons, Sufjean Stevens, British Sea Power, Becca Stevens, Lucinda Williams, Bianca Rose, Benjamin Clementine, Keziah Jones, Sharon Jones, Lizz Wright, Emeli Sande, Kamasi Washington, Carminho, Zeca Baleiro, Criolo, Silva, Somi, Gregory Porter e la lista potrebbe allungarsi ancora a dimostrazione del fatto che non esista la nostalgia in musica per cui si pensa tutta la vita ai grandi del passato. Ogni momento storico ha avuto eccellenze artistiche. Il problema è che molti non se ne accorgono o forse li scoprono dopo la morte.