Lo Yeti è solo un orso

Impronta Yeti, 1951 fotografata a oltre 5000 mt.

di AMERICO MARCONI –

Nel suo diario il tenente colonnello dell’esercito britannico Charles Howard-Bury, membro della Royal Geographical Society, raccontò nel 1921 di aver avvistato uno strano essere e le sue tracce nelle neve. Gli sherpa, i portatori di alta quota,  che erano con lui gli dissero che appartenevano al cosiddetto Metoh-Kangi (in lingua nepalese) o “uomo-orso delle nevi”. La parola Yeti deriva da Yetteh, la denominazione usata sempre dagli sherpa per indicare: “quella cosa là”. Fu palese errore di traduzione, da tali tracce linguistiche, giungere all’abominevole uomo delle nevi celebrato nei film e nella letteratura.

Nei decenni le apparizioni e le spiegazioni sono state numerosissime. Le più famose sono quelle di Reinhold Messner. L’alpinista altoatesino, che ha scalato per primo tutte le 14 montagne alte più di ottomila metri, afferma che dal 1986 al 1997 lo ha avvistato ben quattro volte. Nel suo libro Yeti, leggenda e verità precisa che si tratta solo di un enorme orso alto oltre due metri. Di recente è stato pubblicato uno studio sulla rivista Procedings of the Royal Society B coordinato dalla biologa Charlotte Lindqvist, professoressa associata al College of Arts and Sciences dell’Università di Buffalo, dove si “suggerisce fortemente che le basi biologiche della leggenda dello Yeti possono essere trovate negli orsi locali”. I reperti analizzati, tra cui una reliquia monastica che si dice provenga da una zampa dello Yeti, arrivano da collezioni private e musei di tutto il mondo. L’analisi del Dna ha svelato che si tratta in realtà di resti di 23 diversi orsi.

Messner ribadisce: “L’ho sempre detto che lo Yeti è un orso” ma da grande conoscitore della montagna qual è aggiunge “ La leggenda dello Yeti va oltre la scienza, perché è l’immagine che la gente del posto vuole avere di questo animale. Si tratta del corrispettivo zoologico dell’immaginazione popolare”. Messner coglie nel segno. Come se gli innumerevoli ibridi tra uomo e bestia della tradizione popolare di tutto il mondo che Massimo Centini analizza nell’Uomo selvatico, potessero scomparire dopo un’analisi biologica. L’orso è animale che appartiene alla mitologia di ogni cultura. Nella greca è legato alla vicenda della ninfa Callisto. Compagna di caccia di Artemide  che cede alle gioie dell’amore trascurando la sua intransigente amica che iratissima la trasforma in orsa. E poi, forse colta da rimorso, la pone come costellazione nel cielo. In cielo due sono le orse: l’Orsa Maggiore e l’Orsa Minore. Dell’Orsa Minore fa parte la Stella Polare (Polaris) riferimento sicuro nell’orientamento da oltre un  millennio e mezzo.

In Giappone l’orso è una divinità che scende sulle montagne  divenendo l’antenato degli Ainu, antica popolazione vivente nel nord. La festa dell’orso si celebra a dicembre e si ritiene che ogni volta discenda dal cielo portando doni agli uomini. La Cina considera l’orso un simbolo maschile, yang, sempre collegato alla montagna che annuncia la nascita dei maschi. A questo punto che lo Yeti sia un orso non sembra proprio riduttivo, ma simbolicamente e mitologicamente di primaria importanza.

Messner e lo Yeti