Maria Callas, il mito e la leggenda

di GIAMPIETRO DE ANGELIS –

Probabilmente era una fredda giornata, quel 2 dicembre 1923 a New York, Manhattan. Nasceva Anna Maria Cecilia Sofia Kalos, ovvero, in greco, Μαρία Άννα Σοφία Καικιλία Καλογεροπούλου. Detto così forse non si comprende che stiamo parlando di una delle più grandi voci soprano della storia moderna, forse la più grande, l’immensa Maria Callas. E già quel nascere negli Stati Uniti, con un nome che suona italiano e un cognome greco, per vivere poi in tutto il mondo e morire a Parigi nel settembre 1977, ci dice molto della sua internazionalità, quell’essere destinata, in virtù di quel “do”, acuto ed elegante, a viaggiare verso i più prestigiosi teatri e a salire su palcoscenici irraggiungibili ai più. Eppure, come troppe volte accade ai grandi talenti, la sua vita ha conosciuto, oltre alla grandezza all’altezza del mito, i grandi dolori dell’anima.

La sua voce aveva tutto, semplicemente tutto: un timbro personalissimo abbinato alla forza del volume, con una estensione al limite del possibile. E quanta semplicità in quella sua proverbiale agilità della voce. Come non ricordare la sua interpretazione di Norma? In effetti, gli appassionati dell’opera debbono molto a Maria Callas per aver contribuito notevolmente al rilancio delle opere dell’Ottocento, in particolare quelle di Vincenzo Bellini e Gaetano Donizetti. Queste opere, come quelle di altri autori ottocenteschi, rischiavano di venire sminuite, prima di lei, per la mancanza di voci all’altezza. Tecnicamente la Callas veniva definita “soprano drammatico d’agilità”. Ma per tutti, anche per i non esperti, anche per i non appassionati, lei era la “Divina”.

Una curiosità, la data di nascita per molti anni ha costituito un piccolo mistero. Se è vero che sul passaporto la data riportata è il 2 dicembre, sull’atto di nascita è indicato il 3. Non bastasse questo, sia Maria che la sua mamma Evangelia parlavano del 4. Si racconta che, essendo il 4 dicembre il giorno dedicato a Santa Barbara, Maria Callas avesse una certa preferenza per quel giorno proprio in funzione della santa che in qualche modo sentiva vicino a sé. Oggi, si ritiene ufficiale la data del 2 dicembre. Ma resta l’incertezza. Altra curiosità è che, se è vero che la cantante sia nata negli Stati Uniti, il suo concepimento era avvenuto in Grecia dove viveva la sua famiglia d’origine (genitori e fratelli).

La decisione all’espatrio oltre oceano era stata presa abbastanza repentinamente, dopo la morte di suo fratello nel 1923, quando in Grecia c’era l’epidemia di tifo. Sarà per la morte dell’unico figlio maschio, sarà per una certa sensibilità, c’è da riconoscere alla signora Evangelia una certa attenzione verso Maria, alla sua formazione. Già a tre anni aveva una cultura musicale, ascoltando le opere, e a quattro si allenava al canto. Qualcosa di particolare accade a cinque quando ha rischiato di perdere la vita in un investimento da parte di un’automobile, con un successivo stato di coma di tre settimane. Racconto questo perché è stata la stessa Callas ad attribuire a quell’episodio una notevole importanza per la sua carriera di cantante soprano.

Anni dopo, aveva confidato ad un giornalista che nel periodo di coma, lei, in qualche modo, non era stata sola: sentiva delle musiche. Non sapremo mai cosa davvero può essere accaduto, di certo l’episodio ha contribuito alle sue scelte e al suo carattere. Molti confermavano, a partire dalla madre, che la bambina non era più la stessa. Quel suo carattere non facile rivelato da adulta, forse ombroso, ma con un carisma notevole, con una carica di ostinazione e poco incline alle regole, sembra derivasse da quell’incidente. Comunque sia, da 1931 in poi, la Callas bambina iniziava una seria preparazione musicale, frequentando scuole e lezioni private di canto e pianoforte.

Ma l’America non era nelle sue “carte”. C’era l’Europa ad attenderla, c’era la Grecia dove scorrevano le sue origini. Ed è in Grecia che Maria Callas si è diplomata al Conservatorio. Ed è con il grande repertorio italiano che si è spinta oltre i limiti con la sua voce, cantando l’Aida, Norma, il Trovatore, Semiramide, Tosca, Otello. E tanto altro. E dappertutto. Era tornata in America per qualche anno, poi in Italia, dove, negli anni ’50 era arrivata all’apice del successo, almeno fino al 1957. La storia andrebbe conclusa qui. Poi, forse troppa notorietà, il gossip, la mondanità, il divorzio dal marito Meneghini e la relazione con Onassis, abbinate a fenomeni di afonia, l’hanno portata a disertare alcuni impegni presi. É l’inizio di una discesa nella quale non ci vorremmo soffermare, tenendo comunque presente che ancora otteneva molti consensi e acclamazioni. Discesa che è culminata in una forte depressione quando Onassis l’ha lasciata per Jacqueline Kennedy.

Lei, pensando di abbandonare il canto, si è dedicata al cinema, con Pier Paolo Pasolini, grazie all’amico Rossellini. Breve, ma non brevissima parentesi, prima di quella che può essere definita l’ultima tournée come cantante, tra il 1973 e il ’74. Poi il ritiro definitivo a Parigi, ultima patria. Nella capitale francese muore in casa sua, il 16 settembre del 1977, per morte naturale. Ma la leggenda ha bisogno di trame e dannazione. I giornali calcano sull’ipotesi del suicidio. Sembra credibile. In realtà, la cantante aveva diverse disfunzioni che, appesantite dalla depressione e dal dolore per la morte di persone a lei molto care, il padre, lo stesso Onassis, Pier Paolo Pasolini e Luchino Visconti, le sono state fatali, portandola all’arresto cardiaco. Le sue ceneri hanno galleggiato sulle acque del Mar Egeo prima di scivolare nelle profondità. Ma un mito non muore, la leggenda si rafforza. L’artista resta nei cuori degli appassionati.

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