La ricetta sbagliata. Armarsi è sinonimo di sicurezza?

di ELIANA NARCISI (ELIANA ENNE) –

Da oggi in Italia è molto più facile possedere una qualsiasi arma. Senza troppo clamore, è entrata in vigore la riforma voluta e sostenuta dal Ministro degli Interni e preannunciata fin da febbraio 2018 quando, ancora in piena campagna elettorale ma già forte dei consensi che gli tributavano i sondaggi, ha sottoscritto davanti alle telecamere l’accordo con il Comitato 477, un’associazione non riconosciuta molto vicina alla Brownells Italia (la filiale del maggior rivenditore al mondo di componenti e accessori per armi). Erano alla fiera di Vicenza Hit Shot e lui benediceva Comitato e accordo perché “è tradizione, è cultura, è salvaguardia dell’equilibrio ambientale, è lavoro”. A cosa si riferisse con questi termini non lo so, forse alla caccia, forse al tiro a segno, forse alle industrie belliche ma, anche a voler tutto concedere, possedere un’arma non è fare cultura.

L’Italia è il secondo Paese europeo per numero di omicidi compiuti con armi da fuoco, con questa riforma chiunque potrà detenere fino a dodici armi diverse in casa, anche di tipo militare, anche un kalashnikov. E quando dico chiunque penso anche a soggetti mentalmente labili, pericolosi, perché non esiste un modo per incrociare i dati personali relativi allo stato di salute con quelli relativi alla richiesta di porto d’armi. Davvero era necessario creare un esercito di potenziali assassini casalinghi, pronti a stendere il vicino che disturba a colpi di fucile ottenuto via mail? Penso anche alle vittime di minacce, stalking, violenze. Dall’inizio dell’anno a oggi viene denunciato un femminicidio ogni tre giorni. Viviamo in un clima sociale particolarmente teso e le istituzioni faticano ad approntare soluzioni efficaci. Le statistiche purtroppo attestano che il nostro è il Paese europeo col più alto tasso di avversione alle minoranze etniche e religiose, un modo piuttosto soft per dire nero su bianco che siamo diventati un Paese rabbioso carico di conflittualità. Quand’è stato che armarsi più facilmente è diventato sinonimo di sicurezza?

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