“Chiamami col tuo nome” di Guadagnino è pronto a conquistare anche l’Italia

di EUGENIO DE ANGELIS –

Benedetta follia di Verdone continua a primeggiare nelle sale italiane (superati i 6 milioni e mezzo), con Il vegetale, Ella & John e L’ora più buia a spartirsi più o meno equamente quello che rimane (tutti poco sopra il milione). I film in uscita questa settimana non sembrano poter scalzare quelli sopracitati in termini di incassi, ma non per questo mancano le ragioni per recarsi in sala.

Innanzitutto perché, dopo essere stato mostrato praticamente in tutto il mondo – ricevendo consensi unanimi – arriva anche da noi il film italiano più chiacchierato degli ultimi mesi, ovvero Chiamami col tuo nome di quel Luca Guadagnino che, fresco di multiple candidature agli Oscar (tra cui miglior film), in questi giorni tutti rivendicano come patrimonio nazionale, quando fino a ieri nessuno se ne ricordava. E Guadagnino questo lo sa bene, tanto da essere diventato negli ultimi anni il nostro regista più internazionale, con i suoi due ultimi film, Io sono l’amore e A Bigger Splash, che hanno ricevuto molta più attenzione all’estero che in Italia. Di conseguenza anche Chiamami col tuo nome è un titolo smaccatamente rivolto verso l’esterno, dove di italiano rimangono solo i finanziamenti e la location. Il cast è interamente straniero, la lingua è l’inglese, così come è “poco italiana” la storia di amore omosessuale tra un adolescente e un giovane ricercatore, ospite della famiglia del primo, durante un’afosa estate nel Nord Italia degli anni ottanta. Melodramma intensissimo ed estetizzante come sempre nel cinema di Guadagnino, ma anche racconto di formazione furioso e struggente. Da vedere.

Sabato 27 gennaio è il giorno della memoria e come ogni anno i distributori concentrano in questa settimana i loro titoli sull’argomento. Quest’anno sono ben tre, seppur ognuno di essi affronti il tema da una prospettiva differente: Gli invisibili è una docufiction tedesca su alcuni ebrei che sono riusciti a evitare la deportazione, La testimonianza è invece una sorta di thriller legale con protagonista un ricercatore che si batte contro delle grandi aziende per preservare il luogo di un massacro avvenuto nei giorni finali della guerra in Austria. Il più interessante del terzetto, però, è sicuramente Paradise del grande autore russo Konchalovskij, premiato per la regia alla Mostra di Venezia nel 2016. Filmato in un raffinatissimo bianco e nero, con un occhio quasi clinico che alle volte rasenta il documentario, si concentra sulla rete di rapporti che si instaura fra tre personaggi ambigui e contraddittori: un nazista, una partigiana francese e un funzionario della polizia di Vichy. Tra questi titoli potremmo farne rientrare collateralmente anche un quarto, questa volta italiano: Pagine nascoste di Sabrina Varani che fa i conti con il rimosso (collettivo e personale) del ventennio fascista e in particolare con l’esperienza coloniale in Etiopia.

Downsizing ha invece aperto l’ultima Mostra di Venezia, dove però il film di Alexander Payne è stato oscurato da Tre manifesti… e La forma dell’acqua (in uscita il mese prossimo), così come è avvenuto alle nomination agli Oscar. Pur non trattandosi di un capolavoro è però una riuscita (e a tratti graffiante) satira sociale nella quale si ride molto, grazie anche a un cast nel quale spicca il protagonista Matt Damon, perfetto nell’incarnare l’uomo medio, e Christoph Waltz che gigioneggia a briglia sciolta nel ruolo di un giramondo di origine slave. Il soggetto è sicuramente curioso: in un futuro prossimo l’uomo è in grado di rimpicciolire se stesso fino a 12 centimetri, così da permettere ai cosiddetti “piccoli” di vivere nel lusso di comunità protette e produrre un minore impatto sull’ambiente. Quando Matt Damon si sottopone al trattamento inizia un’avventura che lo porterà tra ricchi annoiati, favelas ricavate da container, comunità hippy in Norvegia e…la fine del mondo.

Tra le altre uscite si segnalano anche Made in Italy, terza fatica di Luciano Ligabue alla regia (a oltre quindici anni dall’ultimo film!) con Stefano Accorsi, che sembra però riproporre i soliti temi del cantante emiliano senza particolari guizzi. Esce inoltre uno dei migliori action dell’ultimo anno diretto dall’esperta mano di Jaume Collet-Serra che confeziona L’uomo sul treno attorno all’ormai iconica figura di Liam Neeson. Si consiglia inoltre, soprattutto al pubblico femminile, la commedia drammatica Tutti gli uomini di Victoria della regista francese Justine Triet. E ancora: il curioso fantasy all’italiana di Edhel, il documentario spagnolo Oleg e le arti strane sull’eccentrico compositore russo Karavaichuk, il film d’animazione francese destinato ai più giovani Bigfoot Junior e la commedia italiana Finalmente sposi che vede protagonisti gli Arteteca.