66°Festival dei Due Mondi a Spoleto, Isaac Shieh

di PIER GIORGIO CAMAIONI (PGC) –

Spoleto Festival dei 2 Mondi  66 – ISAAC SHIEH (corno naturale a mano)
Musiche: Jacques-Francois Gallay, Grace-Evangeline Mason, Hermann Baumann, Benjamin Britten, Robert Haigh, Electra Perivolaris –

SPOLETO – Musica da (una camera di) Casa Menotti, 8 luglio 2023 ore 17. Sono l’ultimo ad inerpicarmi sulle scale di pietra di Casa Menotti, appena in tempo per il concerto del pomeriggio alla stanza del 3° piano con 15 sedie-regista già tutte occupate. Ma una – mediamente comoda – sull’adiacente pianerottolo pare che aspetti proprio me. Sarà un concerto di musica da camera di cui non so nulla: già mi è difficile immaginare un “corno naturale a mano” (era quel coso che portava su per le scale il giovane orientale con gli occhiali e la giacca da portiere d’albergo?), poi gli autori delle musiche sconosciuti,  il timido presentatore-dalla-voce-bassa che più che spiegare sorride… Insomma tutto al buio. E si sa che la musica da camera non sono canzonette, sarà da svenarsi, con questo caldo…

Ma c’è fede, sennò che ci vieni a fare al Festival di Spoleto. Come quando andavi ai Camera Concerto di jazz senza neanche sapere “dove”, se non all’ultimo momento. Si facevano nelle nostre case, accatastando i mobili nelle camere, cucine, tinelli marron e corridoi, ficcando sedie dappertutto, ma sempre si scoprivano talenti, amicizie, musiche, storie. Costavano poco e davano tanto. Si imparava. Lo dico, perché subito ho avuto la sensazione di tornare in un Camera Concerto dei tempi, quando il jazz ci era ostico, a noi ignorantissimi. L’eclettismo e l’improbabilità di questo tipo di musica da camera (quasi contemporanea – quasi classica – quasi jazz, senza schemi comprensibili né gabbie di regole, fatta pure di note ibride nonché melanconiche e fin ultra-romantiche in impossibile avvicinamento al mondo elettronico) se ti concentri ti trasportano in viaggi virtuali sulle mappe geografiche e nel tempo.

Un insieme di dettagli protagonisti, condito di ponderato minimalismo. Ascolti e quasi ti parte la mano destra, come fosse anche lei nella campana del corno naturale a mano di Isaac a cercare al buio tasti che non ci sono. Già, niente tasti, niente pistoni, si tratta di un’arcaica macchina di aria che inventa suoni articolati. La tonalità sembra dipenda dal diametro variabile del cerchietto dove scorre l’aria spinta, Isaac ne ha altri 3 appesi al leggio (come piccoli prosciutti), che alterna ad ogni brano con silenziosi gesti da Federer a Wimbledon prima di battere: movimenti sempre identici e pensosi, al ralenti. Ah, è lui quello che mi sembrava “solo” un elegante portiere d’albergo… ragazzo speciale di Nuova Zelanda, d’Inghilterra, di Cina e di tutto il mondo, sopraffino cornista-solista e in quintetto, ricercatore, professore (PhD), divulgatore… oltre che borseggiatore seriale ovunque di borse di studio, quindi serio e perfezionista. Non so agli altri 15, a me Isaac Shieh è piaciuto. Un’ora e 5 euro per volare ben sopra la Rocca di Spoleto.

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