San Benedetto, Premio alla giovane promessa letteraria: vincono Bontempo e Rota

di ELIANA NARCISI (ELIANA ENNE) –

SAN BENEDETTO DEL TRONTO – Nella splendida cornice della Palazzina Azzurra si è svolta ieri, sabato 11 settembre, l’edizione 2021 del “Premio alla giovane promessa del panorama letterario italiano”, evento organizzato dall’associazione I Luoghi della scrittura con il patrocinio del Comune di San Benedetto del Tronto, condotto dal presidente Mimmo Minuto e dal Comitato tecnico del Premio (composto da Sonia Loffreda, Sonia Selvetti, Letizia Guidi, Elvira Apone, Mimma Tranquilli, Luigina Pezzoli, Gioia Palanca, Fernanda Valeri). Dal 2015 l’associazione si impegna a promuovere, ogni anno, autori under trenta, nella ferma convinzione che possano costituire il volano del futuro della letteratura italiana. La scelta quest’anno è ricaduta su “Giugno” (ed. Sperling & Kupfer), una storia scritta a quattro mani, un romanzo per adulti nonostante gli autori siano davvero giovanissimi: Paolo Bontempo è nato a Bergamo nel 1996, Gianluca Dario Rota nel 1993 a Concorezzo, nella Brianza.

“Se hai dodici anni, giugno è il mese più bello dell’anno”. Di questo è convinto Domenico, il protagonista, piccolo teppista della periferia di Bergamo costretto per punizione dopo l’ennesima bravata a frequentare il CRE, ossia il Centro estivo parrocchiale, popolato solo di bravi ragazzi che, tuttavia, scoprirà non sono poi così noiosi. Una lettura di formazione che aiuta a entrare nella testa degli adolescenti di oggi, comprenderne la solitudine, le insicurezze, il bisogno di accettazione.

Questa la motivazione del Premio: «Per aver fotografato con obiettività e acutezza uno spaccato socio-economico e culturale della realtà giovanile della periferia italiana, dandocene un ritratto realistico e amaro, ma senza scadere in banali cliché; per aver affrontato con quella levità calviniana di “planare sulle cose dall’alto” temi profondi, importanti e di grande attualità, legati al mondo degli adolescenti – i conflitti genitoriali, le difficoltà economiche, l’insicurezza, la paura di essere emarginati dal branco, la mancanza di punti di riferimento – usando talvolta un linguaggio “estremo” ma che, proprio per questo, è riuscito a riprodurre perfettamente il feroce e crudo impatto del gergo giovanile; per la freschezza emotiva e la frizzante vivacità della narrazione, affidata alla voce del protagonista dodicenne che, attraverso il proprio sguardo acerbo, scanzonato, immaturo e la propria inquietudine interiore l’ha resa avvincente e coinvolgente; per aver saputo ben bilanciare i momenti di tensione e di commozione con quelli di ilarità e leggerezza, suscitando nel lettore un groviglio di emozioni e sensazioni contrastanti, chiaro specchio della vita reale».

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