Villa Azzolino, il cardinale Decio e Cristina di Svezia

Villa Azzolino, Grottammare

di AMERICO MARCONI –

A Grottammare salendo via Sant’Agostino sulla destra si staglia Villa Azzolino. Un blocco armonico di tre piani a pianta quadrata con sopra l’altana, un tempo loggiato aperto con belvedere poi chiusa da finestre. Voluta dal cardinale Decio Azzolino a metà del XVII secolo su progetto di Mattia de’ Rossi, allievo del Bernini, e realizzata in laterizio. Si sale al portone d’ingresso con una doppia scalinata da ovest, mentre l’entrata principale in origine era rivolta a est e un vialetto la collegava alla via Lauretana. A guardarla oggi denuncia trascuratezza e implora un accurato restauro. Ma basta accostare l’orecchio al muro di mattoni sbeccati e rossicci, per riascoltare un’appassionata narrazione.

Decio Azzolino era nato a Fermo nel 1623. In una nobile famiglia che nei secoli aveva dato i natali a due cardinali. Dopo gli studi di teologia e filosofia a vent’anni fu chiamato a Roma dal cardinale Barberini. Si distinse per acume e finezza diplomatica, tanto da essere soprannominato “l’aquila”. La sua carriera ecclesiastica fu sempre in ascesa. Da cardinale contribuì alla elezione di Fabio Chigi, papa Alessandro VII, con un gruppo di porporati amici che costituivano lo “squadrone volante”. Il cui compito fu di affermare il principio che gli interessi della Chiesa erano superiori a quelli delle altre potenze regnanti.

Cristina era nata nel 1626, figlia di Gustavo II di Svezia e Maria Eleonora. Salì al trono ad appena sei anni e regnò sostenuta da un consiglio di reggenza. Dotata di grande intelligenza e memoria; parlava una decina di lingue. Donna anticonformista, amava vestirsi da uomo e mai volle contrarre matrimonio. Da regnante fu regina illuminata concludendo importanti trattati di pace. Da colta qual era si fece raggiungere dal filosofo Cartesio che ebbe su lei un’influenza decisiva. Cristina nel 1654 abdicò, lasciò la Svezia e a Bruxelles fece una prima segreta professione di fede cattolica. Arrivata in Italia nel 1655 passò a Loreto, donò alla Madonna nera scettro e corona, poi raggiunse Roma.

Il neoeletto Papa Alessandro VII preparò all’ex regina un’accoglienza trionfale. La ricevette in concistoro e le conferì la cresima con il nuovo nome di Alessandra. Da palazzo Farnese, dove risiedeva, Cristina Alessandra organizzò ricevimenti fastosi, tornei, concerti. Spendendo cifre esorbitanti il Papa nominò il cardinale Decio Azzolino suo consigliere. Fu allora che s’incontrarono due persone simili. Entrambe attratte dal potere, dalla notorietà, dall’agiatezza, dalle arti, dalle lettere, dalla curiosità di sapere. La reciproca ammirazione presto si trasformò in legame amoroso. Nel settembre del 1665 Cristina raggiunse Villa Azzolino a Grottammare. Il cardinale sempre s’impegnò a trovare per Cristina un trono in un paese cattolico. Provarono col Regno di Napoli senza riuscirci, a seguire con la Polonia che rifiutò.

Negli ultimi tempi si dedicarono a raccogliere opere d’arte e organizzare incontri letterari in un’Accademia che avevano fondato. La sorte fu benevola con loro. Cristina morì nell’aprile del 1689. Decio ebbe il tempo di organizzarle, forte della sua nomina a segretario di stato, una degnissima sepoltura. Con Matilde di Canossa furono le uniche donne ad essere sepolte nella Basilica di San Pietro. Vendette l’ampia raccolta di dipinti e statue per pagare i debiti che Cristina aveva lasciato. Mentre distruggeva il loro carteggio privato, un mese e mezzo dopo, morì anche lui.

Copyright©2020 Il Graffio, riproduzione riservata

Cristina di Svezia e Papa Alessandro VII, anonimo veneziano