“Parlare nel silenzio”, un docufilm a due anni dalla strage di Corinaldo

di ELIANA NARCISI (ELIANA ENNE) –

La notte dell’8 dicembre di due anni fa a Corinaldo, alla discoteca “Lanterna Azzurra”, era previsto il DJ set di Sfera Ebbasta. Un gruppo di delinquenti, vista la grande affluenza di pubblico, ha pensato bene di creare la situazione ideale per derubarli spruzzando nella sala spray al peperoncino. In breve l’aria è diventata irrespirabile. La gente (molta, molta di più di quanta il locale ne potesse contenere) presa dal panico, è corsa in cerca dell’uscita di emergenza che, a quanto pare, si affacciava su un ponticello sopra un piccolo fossato. La balaustra del ponticello ha ceduto e le persone sono precipitate nel fossato, schiacciate dal peso di chi le seguiva. Sei persone sono morte per asfissia e per schiacciamento, sei persone che volevano soltanto ballare e divertirsi con la musica di un rapper che, in realtà, quella maledetta notte a Corinaldo non ci è arrivato mai.

Esce oggi il docufilm “Parlare nel silenzio, nascita di un manifesto”, che affida alle voci di tanti ragazzi il ricordo delle vittime. Asia, 14 anni e una grande passione per la ginnastica artistica. Quella sera era alla discoteca non tanto per Sfera, ma perché ci andavano tutti. Aveva scelto di indossare la sua maglia preferita, quella coi brillantini. Al locale aveva preso un tavolo con S., la sua amica del cuore, che le ha tenuto la mano nel fuggi fuggi generale, nella caduta a terra travolte dalla calca, nella paura, nel dolore per lo schiacciamento. Per tutto il tempo. Fino alla fine. Daniele, 16 anni e un grande amore per il calcio. Tesserato prima con l’Ancona calcio e poi con l’Asd Senigallia Calcio, alto più di un metro e ottanta, il suo corpo aveva fretta di crescere ma il suo cuore era ancora quello di un figlio che, per fare pace con la mamma, le scriveva una lettera, ci metteva i cuoricini e poi la cercava per farla ridere.

Benedetta, 15 anni, era arrivata in autobus da Fano con altre cinque amiche. Beba, così la chiamavano familiari e amici, era un concentrato di allegria. Studiava, giocava a pallavolo, insegnava il catechismo ai bambini, non si fermava mai. Mattia, 15 anni, era arrivato con gli amici da Frontone. Studiava a Senigallia e amava il calcio. Tesserato prima con l’Asd Junior Pergolese e poi con il Sassoferrato, tifava Sampdoria e sognava di diventare un campione come Costacurta. Emma aveva 14 anni e viveva a Senigallia. Aveva appena iniziato il liceo classico, amava la lettura ed aveva il dono della scrittura. I suoi genitori hanno ritrovato decine e decine di pagine in cui raccontava pensieri, sogni, emozioni della sua adolescenza, un mondo meraviglioso e un futuro tutto ancora da costruire. Eleonora aveva 39 anni ed era lì insieme al marito per accompagnare la figlia che tanto voleva assistere a quel concerto. Era anche l’anniversario delle sue nozze. Una doppia festa per la famiglia. É stata la figlia a ritrovarla a faccia in giù, senza vita.

“Parlare nel silenzio, nascita di un manifesto” è un docu-film voluto da CO.GE.U, il comitato di genitori che si è costituito a Senigallia a seguito della tragedia e che è, poi, diventato un’Associazione aperta dove ragazzi e adulti collaborano per un unico scopo, un divertimento più sicuro, perché quanto accaduto a Corinaldo non si ripeta mai più. Un atteggiamento costruttivo delle persone coinvolte che hanno voluto realizzare una serie di progetti utili culminati nella stesura del “Manifesto del divertimento in sicurezza”. Il film è disponibile sul sito, sul canale youtube e su tutti i canali social dell’Associazione.

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