di ELIANA NARCISI (ELIANA ENNE) –
La ricorderemo come l’edizione di Amici Senza. Senza pubblico per via dell’emergenza Coronavirus e dunque senza il clima di festa. Senza ospiti, l’unica presenza fissa sono Al Bano e Romina che giocano a rispondere alle domande sulla loro vita di coppia allo scopo di punire Rudy Zerbi con le peggiori umiliazioni. Senza contatto fisico tra ballerini che devono indossare la mascherina e danzare rispettando le distanze. Ma anche senza tabù per i piccoli grandi amori nati davanti alle telecamere, come quello della professionista Francesca Tocca che per uno degli allievi si è giocata il matrimonio con Raimondo Todaro. E senza misura per il livello raggiunto dalle polemiche tra prof e giudici, come dimenticare Alessandra Celentano che dà dell’incompetente all’ex Direttore artistico del Teatro San Carlo di Napoli Luciano Cannito al grido di “Il mondo della danza SA”?
Il pubblico per un talent show è fondamentale e nella finale se ne è sentita la mancanza. Per scaldare l’ambiente c’è voluta una sigla d’apertura d’eccezione: Un senso di Vasco Rossi, eseguita dagli ex concorrenti delle edizioni precedenti, con i contributi di Ermal Meta, Fiorella Mannoia e Fabrizio Moro, ognuno dal salotto di casa. Niente abito elegante per Maria che si è presentata in jeans e camicia bianca, probabilmente oggi ha usato un’unica autocertificazione per andare a fare spesa e, subito dopo, agli studi televisivi. Col solito entusiasmo di un semaforo rosso ha introdotto la Giuria (Gabri Ponte che amo a prescindere e perciò gli perdono anche la giacca laminata, Alessia Marcuzzi e Vanessa Incontrada), la VAR (Vessicchio e Cannito) e i quattro finalisti.
Gaia Gozzi. Dopo X Factor, questa è la sua seconda finale a un talent e si vede che vuole la vittoria più di tutti gli altri messi insieme. Perché sa già cosa vuol dire aver concorso per il podio e poi aver visto svanire nel nulla le sue aspettative. Javier Rojas. Il ballerino che non si risparmia in sala prove e danza qualsiasi cosa sul palco con la grazia di una libellula, ma un filino troppo permaloso, guai a farlo innervosire perché è capace di mollare lo studio in diretta. Giulia Molino. Voce classica, stile antico, mette molta intensità nelle esibizioni, troppa, il rischio che corre sempre è quello di esagerare, perché tra avere estensione e urlare il passo è breve. Nikolai Gorodiskii, bravissimo ballerino che però ha faticato a conquista il cuore del pubblico per via di un certo atteggiamento ostile verso i compagni, tipico in realtà di chi, per difendersi, attacca per primo.
La prima sfida decisa da televoto e VAR decreta l’uscita di Nikolai e, di conseguenza, la vittoria di Javier della categoria Danza, solo che Maria è così presa dalla solita inutile polemica con la Celentano che si scorda di premiarlo. E poi qualcuno ha ancora il coraggio di dire che questo ragazzo non ha motivo di stranirsi? La verità è che, intemperanze da rockstar a parte, Javier è un talento straordinario dotato di notevole versatilità, guardarlo danzare è una gioia per l’anima. Dopo la seconda sfida, rimane a giocarsi la finalissima contro Gaia, che dal canto suo sogna questo momento da anni. É più matura, consapevole e ha un cd che è già in testa alle classifiche.
Tanti i premi minori. Premio Tim Music (20.000,00 euro) al brano più ascoltato Coco Chanel di Gaia. Premio Tim della Critica (50.000,00) a Javier. Premio Marlù (7.000,00 euro) a ciascuno dei quattro finalisti. E il Premio più importante, infine, arriva. Gaia Gozzi vince questa edizione di Amici. Lei ringrazia in lacrime chi le ha dato una seconda opportunità, sono quasi le due di notte e mi sorprendo a piangere anch’io. Penso a tutti quelli che nella vita non hanno vinto. A chi è arrivato secondo, a chi neppure si è avvicinato alla finale, a chi è arrivato ultimo. A chi sente di aver dato tutto, eppure quella volta non è bastato. Non. Mollate. Mai. Non smettete di coltivare il vostro sogno e non accontentatevi di niente che non sia all’altezza dei vostri sogni. Avrete un’altra occasione. Cercatela, lavorate per guadagnarvela. Arriverà. Perché i sogni non sono del primo che se li prende, ma di chi li costruisce.
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