Bambini tolti alle famiglie per farli crescere altrove: il nefas del terzo millennio

di GIUSEPPE FEDELI *

È diventata in un attimo virale la notizia di tanti bambini strappati alle loro famiglie ricorrendo a espedienti illeciti, messi in atto da operatori dei servizi sociali. È quanto viene riportato dai giornali in seguito ad un’indagine svolta nel comune di Bibbiano, in provincia di Reggio Emilia, che vede indagati psicologi, un sindaco, operatori socio-sanitari e amministratori pubblici. Sembra che siano coinvolti svariati nuclei familiari più fragili, in carico ai servizi sociali, che hanno perso la potestà genitoriale dei propri figli, dati poi in affido ad altre famiglie del territorio. Nell’inchiesta “Veleno” sono emersi molti dubbi sul ruolo svolto da assistenti sociali, psicologi e ginecologi durante le indagini, criticandone i metodi di intervento. In un post pubblicato recentemente da Pablo Trincia, l’autore dichiara che il Centro Hansel e Gretel di Torino – il cui responsabile, Claudio Foti, è stato attualmente arrestato per lo scandalo di Bibbiano – è lo stesso da cui provenivano le psicologhe che hanno interrogato i bambini di “Veleno”.

É emersa, così, dalle indagini e da ciò che si apprende dai giornali, una realtà a dir poco sconcertante: documenti falsi, relazioni stese ad hoc per fare apparire i genitori inadeguati e, in alcuni casi, disegni modificati con l’intento di far ritenere i piccoli vittime di abusi sessuali in famiglia. Non taccio per un dovere di impegno civile: diversamente, avrei vomitato. Perché una presa di posizione ci vuole davanti a questi scandali, che gridano vendetta, e una vendetta anche molto sofisticata. Per carità, sino al terzo grado l’innocenza è presunta,  ma ci sono prove schiaccianti contro questi  orrendi aguzzini: bambini tolti con pretesti a famiglie solide, ben strutturate, atte alla crescita della prole, per essere, con la complicità di psicologi, assistenti sociali e compagnia cantante, affidati a coppie gay.

Lungi da me ogni tentazione omofoba, si badi bene: ma togliere un figlio a una coppia che Dio ha voluto etero per darla a due dello stesso sesso è un ab-ominio, nel senso strettamente etimologico del vocabolo. E questo potrebbe anche passare: la nefandezza è la menzogna legalizzata che è alla base di questa espropriazione in tutti i sensi di un figlio dall’alveo familiare: un mercimonio immondo, un trucchetto che nemmeno Belzebù con tutti gli angeli reietti avrebbe saputo escogitare. Perché alla fine mi piace pensare che non è il diavolo che tenta noi, ma che siamo noi a tentare il diavolo. Ritornando su terreni laici, mi ributta pensare che sia accaduto ciò.

Aspetteremo tutti la giustizia, o comunque quella che travestita in mille paludamenti si proclama tale. Ma queste famiglie come verranno risarcite di una perdita incolmabile? Questi bambini dove andranno a finire? Oggi tutto è negoziabile, anche i sentimenti, anche la carne della propria carne. Il livello antropologico non è preoccupante: è inquietante. Siamo sprofondati nell’abisso, e facciamo finta di non accorgercene. E non ci sono appigli per risalire. Mi dispiace: per deformazione professionale, questa è la sentenza. Né credo vi siano motivi di appello. Oggi la Cassandra che sono io non verrà ascoltata da nessuno, ma metto la mia riflessione nero su bianco, e ne sono fiero: anathema sit!

*Avvocato, Giudice Onorario di Pace di Fermo

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