Omicidio Ilaria Alpi, venticinque anni dopo ancora in cerca della verità

di ELIANA NARCISI (ELIANA ENNE) –

Una donna coraggiosa, una giornalista attenta, preparata, è anche per la sua perfetta conoscenza delle lingue che viene inviata dalla Rai in Somalia per seguire la missione di pace delle Nazioni Unite Restore Hope, promossa per mettere fine alla guerra civile. Tra il 1992 e il 1994 parte ben sette volte per raccontare la sofferenza della popolazione, il dramma della guerra, lo svolgimento della missione umanitaria. É così che scopre le ruberie della cooperazione internazionale e un traffico internazionale di rifiuti tossici prodotti nei paesi industrializzati e dislocati poi nei vari Paesi dell’Africa in cambio di armi e denaro.

Ilaria Alpi è stata uccisa a Mogadiscio il 20 marzo 1994 insieme al suo operatore Miran Hrovatin in un agguato premeditato, una vera e propria esecuzione sulla quale la giustizia in questi venticinque anni non ha mai fatto luce. Indagini singolari, materiale prezioso misteriosamente sparito, nessuna autopsia sui cadaveri, ritardi incredibili nelle perizie, omissioni. L’unico presunto sicario incarcerato si è poi scoperto che era innocente e la sua condanna è stata il frutto di un clamoroso depistaggio.

Ilaria Alpi non era solo una signora giornalista. Era prima di tutto una ragazza con tanti sogni, una giovane donna che credeva in quello che faceva, con una famiglia che l’aspettava a casa e che in questi lunghi anni non si è mai arresa e non ha smesso di lottare per cercare di far luce sui fatti. «Voglio fare qualcosa per le persone usando il giornalismo» diceva ed è per questo che era andata nel cuore di una terra martoriata dalla guerra per raccontarla, per dare voce alla gente comune, per cercare la verità, anche a costo della vita.

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