L’imperscrutabile abisso. Il piccolo eroe e lo squilibrato

di GIUSEPPE FEDELI –

Secondo quanto è stato finora ricostruito, il 47enne italiano di origini senegalesi, Ousseynou Sy, era alla guida del bus che doveva riportare i ragazzini a scuola, dopo un’attività sportiva all’aperto. Ad un certo punto, l’uomo avrebbe cambiato percorso e, rivolgendosi agli studenti con in mano un coltello, avrebbe detto: «Andiamo a Linate, qui non scende più nessuno». A quel punto uno degli studenti a bordo ha chiamato con il cellulare i genitori che, a loro volta, hanno avvisato i Carabinieri. Immediatamente sono scattati una serie di posti di blocco mentre le pattuglie hanno raggiunto il mezzo. L’autista a quel punto ha forzato uno sbarramento dei Carabinieri, speronando le auto, ma ha perso il controllo: il bus ha rallentato e poi è finito contro il guardrail. A quel punto l’autista ha cosparso il mezzo di benzina e ha dato fuoco con un accendino, ma i militari sono riusciti a mettere in salvo studenti e professori entrando dalla porta posteriore e rompendo i finestrini.

Un adolescente eroe di fronte ad uno squilibrato che voleva far morire bruciate vite umane. Ma esiste veramente il diavolo o ciascuno di noi è potenzialmente un demone (da non confondere con il Daimon, che è la caratterialità, l’indole, se vogliamo il destino di ciascun essere dotato di coscienza, almeno stando alla concezione dell’antica Ellade), pronto a sferrare l’attacco in un attimo di disintegrazione totale, ovvero con lucida premeditata follia? Questo fanciullo – mi piace definirlo così – senza perdersi d’animo né farsi prendere dal panico, ha chiamato i soccorsi (allertato cioè i genitori) con il cellulare, perché si è reso conto che la situazione stava prendendo una piega fatale.

Non oso pensare al terrore dei passeggeri del mezzo impazzito che, al comando di un senegalese (e questa volta, riuscendo di sicuro impopolare, ci tengo a sottolinearlo), andava sbandando qua e là… poi la benzina, la scintilla che ha fatto divampare il rogo. Ma gli interrogativi brucianti che ci poniamo non possono trovare risposta, né ora nè mai: la psiche umana è un abisso senza fondo, che può essere paragonato solo alle immensurabilità dell’universo. Questa zona oscura – pace a Freud, Lacan e compagnia bella – checché se ne dica, non è indagabile: si possono formulare delle ipotesi, tracciare linee di convergenza clinica: ma nessuno saprà mai cosa alberga dentro l’uomo.

L’odio è il più antico dei sentimenti umani, diceva il padre della psicanalisi.E poi? Questa è una riflessione che non ha né inizio né fine, non suscita repulsione proprio per l’impotenza dell’uomo methoryos: il quale cammina costantemente sull’orlo del crepaccio della sua insanabile dualità: che è tutto meno che codificabile in regole, come il dio – sentenziava Eraclito – che è giorno e notte, fame e sazietà, bianco e nero, tutto e il contrario di tutto. Solo attingendo alla sapientia greca, ai suoi mythoi, potremmo provare, come a suo tempo fece, sia pure a tentoni, Diogene, a cercare l’uomo. Ma senza nutrire soverchie speranze.
Con i piedi a terra, delitto e castigo sono categorie pertinenti, ma altre.

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