No Trivelle nel Piceno: «Metanodotto, adesso tocca a Ripatransone e Montefiore»

di REDAZIONE –

RIPATRANSONE – «Dopo aver attraversato le colline dei comuni di Castel di Lama, Castorano e Offida, il metanodotto Cellino-Porto Sant’Elpidio è arrivato con la sua forza devastante a Ripatransone e Montefiore dell’Aso. L’impatto è fortissimo: colline sventrate, vigneti e colture tagliati a metà, in pratica lo scempio annunciato è stato puntualmente rispettato». Con queste parole si apre la nota stampa pervenuta dal comitato No Trivelle nel Piceno, che esprime così disappunto e preoccupazione per la realizzazione del metanodotto.

«Ci chiediamo a cosa serve tutto ciò quando in Italia il consumo di gas nell’ultimo decennio è diminuito del 13%? Siamo passati da un consumo di 86,3 miliardi di mc nel 2005 a 74,7 nel 2017 – afferma il Comitato – L’inutilità di tali opere è dichiarata nero su bianco anche nel rapporto di Medreg che è l’organo che riunisce tutte le Autority per l’Energia dei Paesi del Mediterraneo, che testualmente scrive “La scarsità della domanda di gas non giustifica la realizzazione di nuove infrastrutture come gasdotti e stoccaggi” e in risposta a chi dice che tali opere sono necessarie per le emergenze, il rapporto spiega che “ Guardando alla capacità di stoccaggio e rigassificazione rispetto alla domanda, l’Italia,  Spagna e Portogallo sono i paesi più sicuri nel rispondere ai picchi di domanda e alle crisi internazionali”».

«Queste sono parole inequivocabili che smentiscono categoricamente quanto affermato dalla Snam e dal precedente Governo sulla necessità di realizzare nuovi metanodotti, stoccaggi e rigassificatori – continua il Comitato – Allora la verità è un’altra, altro che opere strategiche, altro che fabbisogno interno, altro che affrontare le emergenze, qui si tratta di puri interessi speculativi, l’Italia deve diventare un hub del gas a servizio dell’Europa facendo fare grossi profitti alle multinazionali dell’energia in primis Snam e Eni. Tutto ciò senza alcun vantaggio per i nostri Territori che, al contrario, subiscono disastri ambientali e di immagine che vanno a danneggiare le attività di cui tutti noi viviamo, agricoltura, viticoltura, turismo, lasciando inoltre sotto i nostri piedi pericoli permanenti».

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