Tre perle e tre pirla

di MASSIMO CONSORTI –

Se questi sono i prodromi, figuriamoci cosa accadrà in una Italia martoriata dall’ignoranza, fino al 2 marzo (il 3 ci sarà il cosiddetto silenzio elettorale e il 4, finalmente, si voterà). Un po’ colpa dei social che amplificano tutto anche le smandrappate, un po’ colpa del fatto che a scuola nessuno studia più Storia (né geografia né scienze né italiano né arte né musica né la vecchia, cara educazione civica), un po’ perchè ormai anche i sagrestani vogliono il loro quarto d’ora di celebrità  (seguiti dai frati cappuccini che sono notoriamente i più silenziosi), i giornali non fanno in tempo a riportare una dichiarazione che già devono inseguirne un’altra.
Ieri, ad esempio, è stata una giornata da questo punto di vista emblematica. A un certo punto non sapevamo più chi inseguire, chi mettere in evidenza non per la qualità e la profondità dei pensieri ma per la vis comica di cui erano intrise. Lo confessiamo, siamo stati colti dalla sindrome di sperdimento però, fra tante parole e immagini al vento, siamo riusciti a selezionarne tre di esponenti dei tre schieramenti principali, il Centrodestra, il PD, i FiveStars.
Il candidato governatore lombardo del Centrodestra, ha detto a Radio Padania “Non possiamo accettare tutti gli immigrati che arrivano: dobbiamo decidere se la nostra etnia, la nostra razza bianca, la nostra società devono continuare a esistere o devono essere cancellate”. Vorremmo sommessamente ricordare al “Salvini senza felpa e con la cravatta”, che il termine “razza” è anticostituzionale e antiscientifico e che non basta tradurlo a posteriori con “lapsus”. Attilio Fontana viene definito un leghista moderato ma, passare da Maroni a Salvini qualche modificazione genetica l’ha prodotta. Poi, Fontana non ha dimenticato il comune passato bossiano tanto che, nella stessa trasmissione ha detto: “Se non ci danno l’autonomia andremo a Roma con i forconi…”.
Maurizio Sguanci, è il presidente PD del Quartiere Centro di Firenze. Elegante, bel portamento, fotogenico, l’esponente del partito del sindaco Nardella ha dichiarato “Fatto salvo che Mussolini è la persona più lontana da me e dal mio modo di pensare, nessuno in questo Paese ha fatto, in quattro lustri, quello che ha fatto lui in vent’anni. E purtroppo a dircelo è la storia”. Capite ora perché l’elettorato di sinistra è disorientato? E l’uscita di Sguanci su questo tema non è stata la prima né, temiamo, sarà l’ultima. Ecco allora che torna prepotentemente fuori il discorso fatto in precedenza su ciò che si studia a scuola, tanto che sui social, qualcuno gli ha risposto “Sguanci, ma su quali libri di storia hai studiato?”
Paolo Ferrara, capogruppo del Movimento Cinque Stelle di Roma, ha postato sul proprio profilo Facebook un video nel quale tenta invano di bruciare una tessera del Pd. A corredo della clip, un lungo post in cui fa riferimento al dialogo tra Renzi e De Benedetti e invita a iscriversi al partito pentastellato. Un video che ha provocato la reazione del Pd, che in una nota lo ha dichiarato “grottesto e rappresentante un vile attacco, che non ha nulla di politico ma richiama al contrario sentimenti di odio e violenza. Il M5S chieda pubblicamente scusa e redarguisca il proprio capogruppo”.
Sinceramente, a noi ha fatto effetto proprio il “senso di bruciare qualcosa nel tentativo di farlo scomparire dalla memoria”. Bruciare una tessera però, non è la catarsi, è imitare due grandi tromboni del nostro passato, Joseph Goebbels e Roberto Calderoli. Il primo fu l’ideatore, nel maggio del 1933, del più grande rogo di libri della storia. Il secondo, più modestamente, nel marzo del 2010, del rogo di 375mila presunte leggi inutili. Ma l’aspetto comico della performance video di Paolo Ferrara, è che alla fine si è scottato le dita e non è riuscito a bruciare la tessera.