di ROSITA SPINOZZI –
Ieri, lunedì 4 agosto, è scomparso all’età di 79 anni il celebre fumettista Angelo Maria Ricci (nato a Rieti nel 1946), figura di grande spessore culturale e umano che ha lasciato un’impronta indelebile nella vita di Grottammare, città in cui si era trasferito da moltissimi anni e con la quale aveva instaurato un legame profondo. In virtù della stima e dell’affetto che mi legavano a lui da ben trent’anni, ho tanti bellissimi ricordi e aneddoti da raccontare. Perchè le cose belle vanno condivise. Mi piace iniziare con questo articolo che ho scritto anni fa, il giorno in cui “Il Graffio” è nato. Leggendolo, capirete il perchè. Grazie Angelo
Porta la firma di Angelo Maria Ricci il graffio che, oltre ad essere il logo della nostra testata giornalistica online, fa allegramente capolino all’inizio di ogni articolo per sottolineare l’obiettivo di andare oltre la superficie delle cose. Ricci non ha certo bisogno di presentazioni per gli amanti dei fumetti, che riconoscono subito in lui la straordinaria “matita” di Diabolik per la Astorina: artista geniale che vive e lavora a Grottammare, città da lui amata al punto tale da averne inserito panoramiche all’interno del fumetto, oltre ad alcuni volti di amici. Compreso quello della sottoscritta. Nasce da questa lunga, preziosa e sincera amicizia il logo de “Il Graffio”, perchè quando si prende la decisione di concretizzare un progetto importante che, prima di metterti a soqquadro la vita (evviva!), aveva soltanto i connotati di un bel sogno, non si può fare a meno di confidarlo agli amici più cari. Soprattutto quelli che ti hanno segnato in modo indelebile il percorso professionale. Ebbene Angelo è sempre stato in cima alla “lista” e da vero amico, oltre ad avermi incoraggiato, ha fatto molto di più: mi ha donato il logo, il più bello che potessi desiderare. In realtà ne aveva ideati più di uno, ben sapendo che alla fine entrambi avremmo scelto questo. Con la “complicità” del figlio Marco, eccellente fumettista e grafico pubblicitario, Angelo ha dato la sua “impronta diabolika” alla testata giornalistica che, con grande entusiasmo e determinazione, mi vede al timone. Dietro ogni logo c’è ovviamente una storia, un percorso emozionale. Il nostro è nato dalla fantasia di Ricci che ha utilizzato colori forti come il nero, rosso e bianco, perché forte è l’impatto che si ha con la realtà quotidiana, soprattutto nei tempi difficili che stiamo vivendo a livello nazionale e non solo. L’articolo il che precede il simbolo rosso fuoco del graffio è nero come la notte, mentre la parola graffio è bianca perché dopo aver graffiato la superficie è stata fatta chiarezza. Una metafora, un augurio cui speriamo di essere all’altezza. Stesso idem sentire per il simpatico foglio con bordo piegato come promemoria, che precederà ogni articolo. Quattro graffi rossi solcano la sua bianca superficie, sono quelli di una mano che “apre” così i bordi del foglio, liberando l’informazione. Una spiegazione che ha conquistato la redazione, infondendo in tutti noi la giusta energia e una buona dose di coraggio, oltre al legittimo orgoglio di essere rappresentati da un “graffio d’autore”. Un graffio che per me è il simbolo stesso di un’amicizia che mi onora, diventando sempre più luminosa con il passare degli anni. Un grazie di cuore ad Angelo Maria Ricci e a Marco Ricci che, con grande cortesia, ha affiancato suo padre nella realizzazione grafica del logo. Abbiamo promesso ad entrambi di essere “graffianti”, e con un logo così non potrebbe essere altrimenti.
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