Associazione Buon Vento con Enzo Di Salvatore per parlare di pace e Costituzione italiana

di REDAZIONE –

Riceviamo e pubblichiamo una nota stampa dell’Associazione culturale Buon Vento pervenuta oggi, venerdì 24 giugno, in redazione. Di seguito riportiamo il testo

SAN BENEDETTO DEL TRONTO – «Le dicono che è la più bella del mondo, e se lo merita totalmente. Ma alzi la mano chi può dire di conoscerne per filo e per segno i mille risvolti. La Costituzione italiana è il tessuto connettivo dei nostri valori, dunque ogni ripasso, ogni
approfondimento, è sempre utile e necessario e non solo per gli specialisti del diritto. Noi di Buon Vento abbiamo organizzato un focus sul tema della pace nella Costituzione italiana e lo abbiamo fatto con il costituzionalista Enzo Di Salvatore, professore presso l’Università di Teramo. L’incontro si è tenuto martedì 21 giugno presso la Sala Smeraldo dell’Hotel Calabresi ed era aperto al pubblico, oltre che valere come corso di aggiornamento per gli avvocati.

Ad introdurre il pomeriggio, c’è stato un lungo collegamento Skype con Nico Piro, scrittore e giornalista del Tg3 inviato nelle zone di guerra, che oltre a fare un punto in diretta sulla situazione bellica ha parlato del suo libro “Maledetti pacifisti. Come difendersi dal marketing della guerra”. Il titolo è amaramente ironico e fa riferimento al fatto che in questo conflitto forse per la prima volta il parlare di pace viene scambiato per solidarietà con l’aggressore (Putin). Di fronte alla retorica bellicista di quelli che Piro chiama “opinionisti con l’elmetto”, è il momento di ricordare a tutti ciò che la guerra – qualsiasi guerra – è davvero: sangue, violenza, tragedia.

Il professore Di Salvatore ha parlato dell’origine dell’articolo 11 della Costituzione, passando per i trattati internazionali, dall’Onu alla Nato, e per i decreti Legge emanati anche in tempi in cui l’emergenza non è più definibile tale. La guerra, per noi italiani, può essere solo difensiva. Questo ci dice il testo fondamentale del nostro Stato e questo dobbiamo sempre tenere presente, di fronte alle tentazioni di far prevalere l’idea di una guerra preventiva e/o umanitaria sulla mediazione, le armi sul dialogo».

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