Grottammare, luci lilla in Comune per sensibilizzare sui disturbi alimentari

di REDAZIONE –

GROTTAMMARE – Fine settimana in lilla a Grottammare, per riflettere sulle malattie dei disturbi alimentari. L’assessorato all’Inclusione sociale ha individuato nell’atrio di Palazzo Ravenna  il luogo simbolo per accogliere la richiesta dell’associazione Famiglie disturbi alimentari di Porto San Giorgio di “accendere una luce” sul problema che colpisce in particolar modo gli adolescenti. Il colore lilla è stato scelto a livello nazionale per “identificare” la tipologia dei Disturbi Alimentari. L’atrio del municipio si colorerà di lilla nei giorni 13, 14 e 15 marzo, che è la data in cui si celebra la “Giornata Nazionale del Fiocchetto Lilla” (Direttiva del Presidente del Consiglio dei Ministri 08 maggio 2018).

Secondo studi recenti, soprattutto in Italia, questo tipo di malattie colpisce più di tre milioni e mezzo di persone, per lo più adolescenti e giovani. L’Organizzazione Mondiale della Sanità ha classificato i Disturbi del Comportamento Alimentare quale seconda causa di morte per gli adolescenti, dopo gli incidenti stradali. La pandemia da Covid-19, inoltre, ha determinato su tutto il territorio nazionale e anche nelle Marche un aumento dei DCA di circa il 30% e ha abbassato l’età di esordio della malattia che sta colpendo soprattutto soggetti in fascia d’età 10-12 anni.

 Accrescere l’informazione e la capacità di riconoscimento precoce di questo genere di malattie è l’obiettivo principale dell’associazione di Porto San Giorgio, che raccoglie soci nelle province di Fermo, Ascoli Piceno e Macerata tra i familiari di persone con disturbi alimentari: «I Comuni stanno rispondendo positivamente – affermano dalla FADA odv – La disinformazione generalizzata unitamente ai pregiudizi diffusi nonché la carenza di adeguate strutture specialistiche in tutto il territorio nazionale comportano, purtroppo e nella maggior parte dei casi, notevoli ritardi nel relativo percorso di diagnosi e cura che, di fatto, spesso è un ulteriore fonte di aggravamento della malattia stessa».

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