Torna a Macerata “Non a Voce Sola”, alla filosofa Luisa Muraro l’avvio della decima edizione

di REDAZIONE –

MACERATA –  “Non a Voce Sola” – rassegna di letteratura, poesia, filosofia, musica – spegne le sue prime dieci candeline e lo fa dando il via all’edizione 2019 che promette fuoco e fiamme nonché, come sempre, di essere luogo di riflessione sull’identità femminile e spazio pensato per il dialogo fra i generi. Per questa importante ricorrenza, la direttrice artistica Oriana Salvucci ha deciso di invitare la filosofa, che è stata un po’ l’ispiratrice dell’intera rassegna e dei suoi temi dal 2010 ad oggi, Luisa Muraro, che il 29 giugno alle ore 18, nel cortile di Palazzo Conventati a Macerata, dialogherà con la scrittrice Lucia Tancredi sul tema che da il la al fil rouge di quest’anno, Al mercato della felicità. «Nel confronto delle idee – afferma l’assessore alla cultura, Stefania Monteverde –  cresce una cultura del rispetto e della tolleranza. È la nostra risposta ai discorsi dell’odio che in troppi coltivano. Per questo sono molto importanti gli incontri che in questi dieci anni Non A Voce Sola ha promosso, portando a Macerata grandi pensatrici di questi tempi, un contributo per la crescita di una società  più consapevole e democratica, dove le donne e gli uomini possano coltivare insieme quell’accoglienza  della diversità delle idee e dei linguaggi che è fondamento del nostro vivere insieme».

Il tema scelto, “Il mercato della felicità”, è il provare con tutti sé stessi a partecipare all’agone – presso gli antichi greci, il luogo in cui si svolgeva una gara, un combattimento – e a trovare la propria felicità. Al centro della riflessione della Muraro vi è il desiderio di ognuno a cercare, a tentare, anche se le proprie forze sono percepite come insufficienti, a compiere l’impresa. L’importante non è uscire vittoriosi, ma non rinunciare a tentare, a cercare di accaparrarsi con le proprie forze la propria misura di felicità. Luisa Muraro sembra davvero la persona giusta per raccontare al pubblico di Non a Voce Sola questo incredibilmente importante ed irrinunciabile concetto come ricorda Oriana Salvucci.

«Al mercato della felicità è il fil rouge della Rassegna al suo decennale. – afferma la direttrice artistica Oriana Salvucci – Al mercato della felicità è la sintesi e il distillato di tutti i fil rouge dei 10 anni di Non a Voce Sola. E come se il desiderio, l’impossibile, l’ordine simbolico, il corpo politico delle donne, la genealogia femminile, la forza delle donne, la potenza delle donne trovassero compimento al mercato della felicità. É ribadire la centralità del desiderio, dell’anelito di colui che cerca e che come la filatrice innamorata si mette in fila al mercato della felicità. Non importa l’inadeguatezza dei nostri mezzi, l’importante è tentare, è non smettere di contrattare, la realtà non è indifferente al desiderio, e se anche in quel mercato non possiamo trovare soddisfazione si possono aprire nuovi ordini di significato, si può talvolta fessurare il muro dell’impossibile con la sola forza del desiderio, si possono aprire passaggi, del resto si dice che le donne abbiano un dialogo intimo e fecondo con l’impossibile. Un desiderio grande e la percezione della propria inadeguatezza spiega bene la parabola di non a Voce Sola, di un manipolo di donne animate da un desiderio autentico che percepivano  la inadeguatezza dei propri mezzi , ma hanno tentato».

«Non a Voce Sola è una scommessa vinta al mercato della felicità, e il non aver arretrato di fronte alla inadeguatezza, è, come dice Luisa Muraro, l’essersi messe in fila perché amici e nemici, avessero potuto dire, anche loro ci hanno provato. Non amo guardarmi indietro, ma la grandezza del percorso fatto mi riempie di gioia. – spiega Salvucci – Non amo guardarmi indietro, ma talvolta è necessario, talvolta lo richiedono le circostanze. Il 2019 è l’anno del decennale di Non a Voce Sola e non posso dimenticare la sua prima edizione, un manipolo di donne che avevano un desiderio forse troppo grande e non commisurato con i mezzi a disposizione, un desiderio debordante di creare uno spazio in cui pensarsi e pensare il mondo da un punto di vista femminile partendo dalla propria esperienza e da se stesse con guide autorevoli del panorama nazionale e internazionale. Non volevamo creare rumore o disturbo, non volevamo cambiare il mondo, eravamo ben ancorate alla effettualità che il mondo fosse il loro posto, ma volevamo iniziare un percorso di conoscenza all’interno del pensiero femminile e riannodare i fili di un rapporto fra generazioni di donne, forse raccogliere una eredità.  Una rassegna, ci sembrò il gesto più immediato,  amandola  con la necessità e l’urgenza delle cercatrici di senso».

«Abbiamo sempre pensato alla rassegna come  ad un viaggio, non il viaggio della  viandante, non il viaggio come risolvimento della contingenza,  ma il viaggio della viaggiatrice , il viaggio come apertura sul significato dell’ essere al mondo in un corpo sessuato a cui fin dalla nascita appartiene il senso della parzialità. – aggiunge la direttrice artistica –  Fin dalla nascita siamo immessi  immediatamente in un sistema di significati, di attribuzioni,  ma anche di vincoli, divieti e prescrizioni differenziati. Nasciamo al mondo già con un destino che nulla a che fare con quello che sono i nostri desideri, le nostre aspettative, il nostro bisogno di senso. Un sistema di significati che scambiamo,spesso, per l’ordine naturale delle cose, quando, invece è generato dalla cultura in cui siamo immersi e che abbiamo introiettato. Il percorso è stato lungo e appassionante, a volte faticoso, a volte sono state necessarie delle mediazioni, ma mai abbiamo abbandonato la risoluzione iniziale, mai abbiamo perso quel desiderio grande che ci animava. E già come tante filatrici di lana siamo andate al mercato della felicità e ci siamo messe in fila, consce che ciò che conta è l’aver tentato e il continuare a tentare, perché l’obiettivo è la grandezza su questa terra, non vi sono obiettivi trascendenti se non la conoscenza di se stesse e l’assecondare un desiderio grande che al vaglio della realtà può anche subire uno scacco, ma lo scacco del reale può aprire un oltre e un altrove dove la perdita può essere un guadagno. Si possono aprire altri ordini di rapporti e quello che può sembrare un salto nel buio è, invece un passaggio, del resto si dice che le donne abbiano un dialogo intimo e fecondo con l’impossibile. Luisa Muraro docet».

Nata a Montecchio Maggione nel 1940, Luisa Muraro ha conseguito una brillante laurea in filosofia della scienza e aveva ben avviata la sua carriera accademica presso l’università di Milano, facendo ricerca sul rapporto tra filosofia e linguistica, secondo la scuola di De Saussurre. Capovolgimenti politici degli anni ’70 e ricerca personale, che mirava a dare il suo contributo per un miglioramento della società, la spingono ad interrompere bruscamente la carriera universitaria per dedicarsi all’insegnamento nella scuola dell’obbligo, cercando di gettare le basi per un modello di scuola e di educazione efficace ma non autoritaria. Contemporaneamente conosce Lia Cigarini e Daniela Pellegrini, e aderisce umanamente ed intellettualmente ai loro gruppi femministi della second wave, che riconoscono il sessismo dominante nella società loro contemporanea e cercano di elaborare proposte culturali e pratiche per ottenere riconoscimento del femminile e opportunità. Decide insieme a loro di fondare un luogo che è divenuto un’istituzione per chiunque voglia approcciare alla conoscenza del percorso storico-filosofico sull’identità femminile, ovvero la Libreria delle Donne di Milano, la prima libreria che ha tentato e tenta di presentare al pubblico l’altra metà del mondo in ogni ambito dello scibile umano, metà che spesso rimane (ancora oggi) appena raccontata.

Negli anni ’80 Luisa Muraro è tornata a insegnare una nuova filosofia del femminile all’Università di Verona e ha fondato con intellettuali del calibro di Adriana Cavarero, Wanda Tommasi e Chiara Zamboni la Comunitá Filosofica Femminile Diotima, la più grande comunità filosofica tutt’ora esistente dedicata al pensiero femminile in Italia. I libri che raccontano l’evoluzione del pensiero filosofico della Muraro e della sua opera a favore del genere femminile sono tantissimi, tra i più noti L’Ordine simbolico della Madre, Lingua materna e scienza divina, Le amiche di Dio, Dio é violent* e il celeberrimo Al mercato della felicità.

Ad intervistare questa ospite eccezionale vi sarà un’altra scrittrice d’eccezione, ovvero la biografa e romanziera Lucia Tancredi. Pugliese di origine, la Tancredi ha imparato ad amare le Marche e le loro spigolature scrivendo il libro Racconti di viaggio. Le città d’arte della marca maceratese, e ha così deciso di avviare qui la sua attività culturale con la rivista Ev, Mensile di scrittura ricreativa. La sua naturale inclinazione a vedere oltre la materia, l’ha portata ad abbracciare il progetto di due biografie su due mistiche della storia della chiesa, Monica d’Ippona, a cui ha dedicato il libro Io, Monica, e Hildegard von Bingen, a cui ha dedicato il volume Ildegarda, la potenza e la grazia. Ha successivamente affinato questa indagine dell’invisibile e dedicato le sue forze a raccontare le vite nascoste e il tormento di due personaggi oscuri eppure essenzialmente giganteschi, Giulia Schucht, moglie di Antonio Gramsci scoperta e mirabilmente ritratta ne La vita privata di Giulia Schucht, e Lorenzo Lotto, il pittore veneto che cercò fino in fondo di vedere Dio oltre ogni materia e pennellata che la Tancredi racconta nel romanzo L’Otto.

Fresca della pubblicazione della sua ultima fatica editoriale, dal titolo Gargano negli occhi, libro sensoriale e carnale dedicato alla sua terra d’origine, Lucia Tancredi sarà al fianco di Luisa Muraro e tenterà anche stavolta di scavare oltre i veli della coscienza, per regalare al pubblico di Non a Voce Sola il cuore dell’esperienza di vita della filosofa e teorica del femminismo.

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