La recensione di Enrica Loggi: Autobiografia di un invisibile, Giampietro De Angelis

di ENRICA LOGGI –

Il libro “Il silenzio degli invisibili“ è qui con me da qualche tempo: l’ho letto più volte perché il suo percorso, dietro una benefica semplicità, è complesso e richiede tanta meditazione quanta l’autore ha profuso tra le sue pagine, testimoniando di sé verso un occhio attento quale deve essere quello del lettore. Giampietro si diffonde attraverso quindici capitoli, che sono lo specchio con cui si adopera ad offrire una sua immagine che valga da contatto tra sé e chi legge, in una viva complicità. La narrazione si diffonde attraverso vari campi visivi ed età, in un ordine vario che fa appello ad episodi della vita, segni in cui egli raccoglie le pagine dell’esistenza, dall’infanzia all’età matura, con uno sguardo scrupoloso, e minuziosamente sincero.

A spingere l’Autore a diffondersi sui suoi ricordi, su memorie che scivolano nella pagina mentre il tempo le aiuta a trasmettersi all’anima di chi legge, è una necessità esistenziale insita nella sua natura di “invisibile”, che gli schiude le porte di un linguaggio messo misteriosamente in contatto con chi egli ama, col suo passato che s’immerge nella mediazione del presente. Un mondo in cui predominante è la contemplazione di quanto c’è intorno, a partire da un sogno che investe e schiude la vita, e la riassume nel linguaggio segreto delle cose, come una continua riscoperta, come il cuore delle persone che hanno contribuito a rendersi vivibili, con i loro profili amati e confessati nella pagina intensa di una sontuosa, celeste affettività.

Il libro è ricchissimo di particolari, a partire dal volto intensamente ripetuto della natura, al colore invincibile delle cose. Ci sfilano davanti le figure umane con cui Giampietro è venuto a contatto, sempre rivestite di un’umanità sconvolgente, a partire dai genitori, dai figli con cui il destino intreccia le storie a quella sua, ai progetti continui di un futuro in cui si spera, e che magicamente dona forza e vigore anche nelle situazioni più infelici. Invisibile è Giampietro nella sua invincibile timidezza, di cui infinitamente cerca il riscatto, nella storia avvolgente dell’amore. Il suo silenzio è un modo eletto di contemplare, di raccontare, di indovinare in mezzo a tanti linguaggi di cui si riveste la vita.

É una difesa e un approccio, la traduzione di innumerevoli stati d’animo, che caratterizzano il microcosmo in cui si proiettano le “dramatis personae”. A partire dai propri cari che si sono incisi nella personale, profonda esperienza, per arrivare agli amici con cui si condivide la natura, e passando attraverso di essa alla contemplazione e meditazione su oggetti apparentemente inanimati, a cui l’Autore porge la sua grande buona volontà. Essa riscalda il cammino e lo porta fino a chi legge, letteralmente donandoci il suo “invisibile” volto, la sua umanità attraverso le luci e le ombre dell’esistenza, di cui possiamo entrare a far parte anche noi. (Giampietro De Angelis, Il silenzio degli invisibili, Mauna Loa Edizioni, 2021).

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