Quarantaquattro gatti: tra storia, mitologia e attualità

La mascotte del Graffio, Lisa-Marie: foto di ©Emiliano Corradetti

di GIAMPIETRO DE ANGELIS –

Ricordate la celebre canzoncina del 10° Zecchino d’oro? Diceva “Quarantaquattro gatti, in fila per sei col resto di due”. Era il 1968. La televisione trasmetteva ancora in bianco e nero ma c’erano molti colori fuori, c’era la fase beat della bella gioventù: capelli che si allungavano di pari con le gonne che si accorciavano. Ma loro, i gatti, non se ne saranno neanche accorti. Era anche l’anno del grande movimento studentesco. Il ’68, appunto. Ma anche di questo i gatti avranno trascurato di prenderne nota. É dai tempi dei faraoni che i gatti non hanno mai smesso di essere gli animali domestici per eccellenza, cani permettendo. Tuttavia, la vecchia rivalità cane-gatto vale solo nei manuali. Nei tepori casalinghi, tra tappetini, poltrone, letti e nel giardino davanti casa c’è la tregua non scritta ma vissuta. La rivalità, semmai, sta nel conquistarsi più attenzioni. Il cane le cerca, il gatto sembra indifferente, ma le prende volentieri.

Inizia da lontano, la lunga storia dei gatti, delle oltre 50 tipologie feline, parlando di quelli domestici. Intanto è da dire che nell’Antica Roma il gatto era “felis”, da qui il termine “felino”. I soldati, durante le campagne di conquista in tutta Europa, portavano con loro i felis per farli riprodurre dappertutto. Successivamente, il gatto domestico veniva chiamato “cattus” (intorno al 300). Ci sono testimonianze che già 5000 anni fa i gatti erano considerati animali da compagnia e, in alcune culture, erano addirittura venerati. Nell’Antico Egitto c’era Bastet, la Dea Gatta. Per gli egizi, in particolare nelle grandi dinastie dei faraoni, i gatti erano talmente preziosi che alla loro morte venivano mummificati e nelle tombe venivano messe le ciotoline per il latte. I loro padroni si radevano le sopracciglia, o anche il capo, in segno di lutto. Nell’Antica Roma, come in Egitto, al pari di Bastet c’era la Dea Iside alla quale venne dedicato un tempio per il culto. In generale, si riteneva che i gatti avessero poteri magici ed erano considerati cari alla Dea Diana. E qui c’è quasi un parallelo con la mitologia greca, dove il gatto era il figlio della Dea Artemide, dea della caccia.Sia in Egitto che a Roma, i gatti venivano vestiti con delle pettorine molto ben ricamate e decorate.

Venendo ai nostri giorni, quali sono le razze più frequenti sul nostro territorio italiano?
Non potendole elencare tutte, limitiamoci alle più diffuse. Intanto è da dire che la popolazione regolarmente dichiarata è superiore ai sette milioni di unità. Iniziamo dal persiano, vero gatto doc con il suo bel mantello elegante, con pelo folto e lungo, delicato nei lineamenti, con un portamento regale. Il gatto persiano si chiama così per la sua origine iraniana, gli piace la quiete domestica, l’abitudinarietà, l’affettuosità. Insomma, in una parola, è un gatto tranquillo. Tra i gatti più popolari ed amati c’è il siamese. Ha dei begli occhi a mandorla di colore azzurro. Pur essendo socievole, ha una maggiore indipendenza di carattere. Piuttosto energico, non sta mai fermo. Corre, gioca, afferra un po’ di tutto. Meglio regalargli oggettini per sfogarsi prima che metta mano alle vostre cose.

Il birmano è un gatto bicolore. Normalmente il manto è chiaro e fa un bel contrasto cromatico con il musetto più scuro. E’ una razza tranquilla, adattissima per la vita domestica. Gli piace muoversi mantenendo un fare rilassato e rilassante. L’abissino è il gatto che, più di altri, ricorda quelli degli antichi egizi, almeno stante alle raffigurazioni nelle piramidi e negli affreschi dei faraoni. Ha un musetto curioso, molto espressivo, con lunghe orecchie dritte. Sa stare con le persone, ha comportamenti leali, sta benissimo con i bambini.Un gatto molto diffuso è il ragdoll con una corporatura più imponente, eppure è tra i gatti più tranquilli nel comfort domestico. Gli piacciono le coccole, si fa prendere facilmente in braccio.

Tra i gatti dalla struttura più massiccia c’è lui, il maine coon, con un lungo pelo folto adatto al freddo (infatti l’origine è nordamericana), dal mantello variegato. Non ama la solitudine, gli piace la vicinanza delle persone. Normalmente è tranquillo e affettuoso.
Se volete un gattino dall’aria aristocratica, date un’occhiata all’orientale con la sua testolina un po’ triangolare e il collo allungato, gli occhi verde smeraldo dalla forma a mandorla. É di media grandezza, snello e agile con pelo corto. Molto adatto alla compagnia.

Sono solo alcuni esempi delle razze più conosciute e che, grazie ai social, hanno avuto ulteriore popolarità. A vedere i post, sembrerebbe che i gatti siano alquanto espressivi nel raccontare una situazione. Talmente espressivi da sorprendere anche chi non ne ha mai avuti. Tornando al gatto e la sua appartenenza al pianeta in qualità di mammifero, non dimentichiamo che è un felino della stessa sottofamiglia del ghepardo, il puma e la lince. Pertanto ha in sé, nonostante millenni di evoluzione come animale domestico, tutte le caratteristiche dei felini: è un predatore. Pur tranquillo, socievole e giocoso, quando vede una preda assistiamo alle tipiche manifestazioni di avvistamento

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