Scienza e letteratura si sposano a “Piceno d’Autore”

di ALCEO LUCIDI –

MONTEPRANDONE – Prosegue a pieno ritmo lo svolgimento della IX edizione di “Piceno d’Autore” nella bella e raccolta atmosfera di Piazza San Giacomo a Monteprandone. Dopo il forfait del prof. Cacciari della scorsa settimana, il quale ha annunciato peraltro di voler rifissare una nuova data, lunedì 16 luglio, a partire dalle ore 22, dopo un piacevole intrattenimento musicale offerto dai giovani della scuola di Centobuchi “Musicando”, sul palco della manifestazione è salito il prof. Vincenzo Vagnoni. Laureato con il massimo dei voti in Fisica a Bologna, Vagnoni è oggi alla guida di un progetto di ricerca che coinvolge oltre 1200 studiosi di quasi venti paesi presso il CERN di Ginevra, il notorio Centro di Ricerca di Fisica Nucleare, fondato nel 1954 da un’équipe di scienziati (tra i quali l’italiano Edoardo Amaldi) in rappresentanza di ben 12 nazioni diverse. Ancora oggi vige lo spirito dei padri costituenti dell’Istituto nella condivisione delle scelte e nella internazionalità dei progetti perseguiti.

Incalzato da Roberto Ippolito, giornalista e scrittore napoletano, autore di best-seller (Evasori, Il Bel Paese maltrattato, Eurosprechi), grande organizzatore culturale (si ricordino per tutti il celebre Festival dell’Economia di Trento o quello, più recente, di Ragusa), il prof. Vagnoni, precisando il senso della parola ricerca scientifica ha parlato, da scienziato, di una delle ultime importanti scoperte ginevrine sulle onde gravitazionali, studiate in principio da Einstein e indagate successivamente e a più riprese, a Ginevra grazie ai moderni strumenti di ricerca adottati (come gli interferometri dagli enormi bracci o il più conosciuto acceleratore di particelle, lungo 27 chilometri e posto a 100 metri di profondità, per calcolare le masse di energia scaturite dalla loro collisione). Altrettanto famoso, in materia di fisica delle particelle, è anche il laboratorio del Gran Sasso – enunciato dal professore – che riveste una posizione particolarissima, sia perché ben isolato dal massiccio sovrastante sia in quanto al centro di indagini molto sofisticate sui cosiddetti fenomeni rari. Vagnoni si è poi intrattenuto con alcuni studenti della Scuola Media Statale “Allegretti” di Monteprandone, i quali hanno ricordato il bel viaggio fatto, tra il 26 e il 28 aprile scorsi, proprio al CERN, dove hanno potuto assistere da vicino al lavoro degli scienziati ricavandone un’esperienza unica ed indimenticabile.

Nella seconda parte largo, invece, alla cultura umanistica. Prima con la premiazione all’editor dell’anno da parte dell’associazione “I Luoghi della scrittura” all’interno della sezione “Premio Nazionale all’Editor 2018”. Quest’anno il riconoscimento è andato a Luigi Broschi, Presidente e direttore editoriale della casa editrice “Guanda” di Parma che, per la prima volta nella sua storia, ha strappato il Premio Strega (tanto quello europeo che italiano). Brioschi è figura di grande spessore, letterato, uomo di grade cultura; ha frequentato Vittorini ed il suo entourage, stretto importanti legami con intellettuali di prim’ordine (Ottiero Ottieri, Oreste Del Buono, Raffaele Crovi) che hanno segnato la storia dell’editoria e della critica letteraria nel Novecento, uomo dalle feconde intuizioni (non ultima la pubblicazione in Italia di Sepulveda, autore da 8 milioni di copie). A capo di un’editrice dalle profonde radici – fondata nel 1932 da Ugo Guanda, diminutivo di Guandini, assieme all’amico Antonio Delfini – ha traghettato la Guanda fuori dalle secche di una crisi profonda, prima con il passaggio a Longanesi e successivamente nel 2005 al Gruppo Mauri Spagnol Spa (G.E.M.S.), ridando lustro ad un “catalogo internazionale che il fondatore Guanda riuscì a costruire assieme al poeta Attilio Bertolucci”.

«Un premio ad un editore è fatto insolito – continua Brioschi – perché non vengono elargiti con tanta facilità». L’editore deve stare sempre un passo indietro; c’è chi in passato li voleva morti (Napoleone) o all’Inferno (Goethe), ma Brioschi ne rimarca tutta la centralità quando si tratta di far tornare i conti e di rimaneggiare i testi.

La presentazione del libro di Helena Janeczek, vincitore dello Strega 2018, La ragazza con la Leica, è allora il pretesto per fare anche valere il grosso lavoro di editing che si accompagna a quello della scrittura (oltre 6 anni di fatiche, limature, revisioni per ottenere il migliore distillato di parole in questo caso particolare). Il romanzo, ambientato durante la Guerra Civile spagnola degli anni Trenta. È un potente affresco con al centro tre personaggi che si muovono tra le onde insidiose della grande storia.Per la Janeczek, abituata a lavorare con puntiglio, si è trattato di un vento favorevole che è spirato e che “l’ha spinta in avanti”. Quel vento che auspichiamo sempre abbondante per rigonfiare le vele del “Piceno d’autore”. Non a caso il prossimo incontro, importantissimo, sarà con il filosofo della scienza Giulio Giorello, lunedì 23 luglio. Ad maiora.