« Scrivere è come amare, un modo per fissare nel tempo l’irripetibilità di quanto accade»

di ROSITA SPINOZZI

Intervista con Maria Letizia Del Zompo, autrice della raccolta “Passi. Versi di un incontro”

SAN BENEDETTO DEL TRONTO –  Il racconto di un incontro con se stessi, l’amore, il mondo, la vita, attraverso una raccolta di 81 poesie e una lettera. Che si leggono davvero tutte d’un fiato, dando la visione di un percorso emotivo profondo, sincero e condivisibile. Perché si può incontrare l’altro solo se si incontra se stessi. È un po’ questo il messaggio che Maria Letizia Del Zompo ci comunica attraverso le cristalline poesie che compongono la raccolta “Passi. Versi di un incontro” pubblicata da Nulla Die, casa editrice tra le cui opere spicca anche un libro finalista del Premio Strega. Medico pediatra di professione con 25 anni di attività in Germania, Maria Letizia ha da qualche tempo iniziato quella che lei chiama “la mia seconda vita” ed è chiaro che vuole dedicarla allo scrivere e agli affetti che la circondano. Leggendo i suoi versi s’intuisce subito che la poesia è il suo modo naturale di esprimersi. Ma stranamente, pur essendo un mezzo di comunicazione molto intimo attraverso il quale ci si denuda completamente, è per lei più facile “usare” la poesia come racconto autobiografico rispetto alla prosa, perché le permette di non scendere nei dettagli, nelle situazioni concrete. Quelle  fanno parte di una sfera personale intima che non vuole condividere: Maria Letizia preferisce esprimere sentimenti universali che, spera, siano fonte di identificazione. E ci riesce.

La raccolta Passi di Maria Letizia Del Zompo

Le poesie di questa raccolta sono nate nel periodo che va dall’estate del 2014 all’estate del 2016. Un periodo di profondi cambiamenti?

Decisamente. Un periodo in cui la mia vita è stata scossa fin dalle fondamenta. Ho cambiato città, Paese, lingua, lavoro, amore. Ho cambiato pelle e sono diventata sempre più simile a me stessa. Il terreno per il cambiamento era ormai fertile da anni, ma quando è arrivato mi ha comunque colta di sorpresa. Scrivere è stata una necessità, un modo per affrontare ed accompagnare ciò che stava accadendo, per fissarne l’irripetibilità, il disagio, la bellezza, ma anche un modo per celebrarlo. Dal punto di vista della scrittura, è stato un periodo molto prolifico. Ho scritto anche molto in prosa: racconti, articoli, riflessioni, ho abbozzato un romanzo. Ma la poesia mi è sempre stata congeniale, è la prima forma letteraria in cui mi si sono cimentata fin da bambina.

Quali aspetti della poesia ami maggiormente?

L’essenzialità, la possibilità di ridurre un pensiero, un’emozione a ciò che è imprescindibile; il ritmo, la ricerca della musicalità. Forse amo la poesia così tanto perché è la forma letteraria più vicina alla musica, l’altra mia grande passione. La mia famiglia non poteva permettersi di mandarmi a lezioni di canto, né tantomeno al Conservatorio. Così cantavo comunque per diletto tutto il giorno. Ho imparato da autodidatta a suonare la chitarra, fino a quando nella mia città non è stata aperta una scuola gratuita della banda musicale. Avevo già 16 anni e ho iniziato a suonare il flauto traverso, per poi prepararmi privatamente per il diploma del quinto anno di Conservatorio.

Torniamo alla genesi del libro “Passi”…

Preparando le poesie per una pubblicazione, le ho raggruppate per temi e mi sono accorta che potevano contenere in sé una storia. Soprattutto le poesie riguardanti l’amore si prestavano al racconto se fatte succedere più o meno cronologicamente: la fine di un amore, la nascita di uno nuovo, molto moderno, nato dalla distanza, fatto all’inizio solo di pensieri e parole, poi l’incontro, l’innamoramento, i dubbi e le difficoltà, gli alti e bassi, per poi scegliersi, veramente. L’amore si sceglie, sempre.

L’idea dei  cinque capitoli, di cui uno introduttivo e l’altro conclusivo è dunque scaturita in modo naturale?

Sì,  poiché questa è una idea che coltivo da tempo. La crescita interiore di ogni individuo penso abbia tre ambiti fondamentali: uno prettamente personale che riguarda le proprie attitudini, il modo di essere, le idee, i sogni, le aspettative; uno relazionale che chiaramente include l’amore, e un ambito che riguarda il nostro posto nel mondo.Per i tre capitoli principali mi è piaciuto utilizzare il termine “Verso” che indica non solo una direzione, ma proprio il tramite poetico: il “verso”.

Nel capitolo “Verso il mondo” non ho voluto inserire tematiche “spirituali”, che pur ci sarebbero state bene, ma ho prediletto le tematiche sociali e politiche perché , oltre a starmi  cuore,volevo conferire un taglio di concretezza al libro.

Nel capitolo introduttivo “Panoramica”, come dice il titolo stesso, offri una panoramica dei temi trattati. Hai volutamente invertito la cronologia dei “Versi”?

Sì. Inizio con una poesia che avrei inserito nel capitolo “Verso il mondo”, proseguo con due liriche dedicate all’amore (Verso te)  e chiudo con una poesia che parla invece della sfera personale (Verso me, l’unica direzione per arrivare ovunque). L’inversione è voluta, perché sono convinta che tutti i processi siano bidirezionali o circolari. Per esempio posso amare se mi amo, ma riesco difficilmente ad amarmi se non sono mai stato amato. Per concludere, spero che le poesie del libro emozionino chi le legge, inducendo anche qualche riflessioni su se stessi, sulla relazione con gli altri e con il mondo. Questo sarebbe per me il regalo più grande.

Cosa c’è nel cassetto di Maria Letizia Del Zompo?

Un romanzo. Le protagoniste sono due donne che si incontrano andando alla ricerca di “pezzi” mancanti della loro vita familiare.