Grottammare festeggia Vincenza Gorgoglione, 104 anni di voglia di vivere

di REDAZIONE –

GROTTAMMARE – Oltre un secolo di vitalità e un motto: “Goditi la vita”. Nel giardino comunale, alla presenza del sindaco Enrico Piergallini e del presidente del Consiglio comunale Stefano Troli, la signora Vincenza Gorgoglione ha festeggiato questa mattina i suoi 104 anni intrattenendo figli, nipoti e pronipoti con i racconti di una vita che ha attraversato il Novecento. Un secolo denso di accadimenti, anche drammatici, che non hanno scalfito la personalità di giovane donna coraggiosa –  “non avevo paura dei bombardamenti” – nella Milano della sua giovinezza, dove lavorava in una sartoria  frequentata dalla ricca borghesia meneghina degli anni prima della seconda guerra mondiale e pensava al fratello Michele, bersagliere in Russia prima e partigiano poi.

Figlia di emigranti pugliesi, nasce il 6 maggio 1917 e i migliori ricordi di gioventù sono legati alla vita familiare vissuta in una bellissima casa: “Mio pare era guardiano delle officine tedesce Krupp”. Nel 1960  lascia la Lombardia per trasferirsi nelle Marche, seguendo il marito imprenditore del legno. Abitano prima a San Benedetto e poi dal 1975 a Grottammare: “Inizialmente non ero proprio contenta di trasferirmi nelle Marche, ma poi mi sono ricreduta. Però mi è sempre piaciuta di più Grottammare” dice, ammiccando al primo cittadino, che coinvolge in un intenso dialogo  sugli intrecci della vita privata con la storia d’Italia, fino ad esortarlo a proseguire nella carriera politica.

Due figli, Fiorenza e Pino, quattro nipoti e cinque pronipoti, ma è lei a tenere banco nelle riunioni di famiglia, non a caso: “Mi piace stare con i giovani”, dice compiaciuta e ricambiata da  grande affetto e premure da parte dei familiari e dall’ ammirazione dei presenti che questa mattina si sono trovati a passare in Municipio. Per i 100 anni, i familiari organizzarono una festa in piazza Peretti, nel vecchio incasato. Una nipote le chiese: «Ma nonna te li senti i tuoi 100 anni?». «Neanche per sogno!» fu la risposta, assolutamente valida ancora oggi.

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