“Dante di Shakespeare” di Monaldi & Sorti, il Sommo Poeta raccontato dal Drammaturgo

di GIUSEPPE GENNARI *

Il “Dante di Shakespeare” di Monaldi & Sorti, edito da Solferino, è il frutto di un lavoro ponderoso e frizzante che maschera volutamente l’enorme sforzo di ricostruzione storica, linguistico-letteraria, socio-politica, psicologica e ambientale, richiesto dall’impegnativa opera, sia nel riscontro di cruciali testi non solo danteschi, sia nella sapiente ma non invadente ricostruzione delle sottostanti fonti ermeneutico-allegoriche, sia infine nella rivelazione di quella “teologia poetica” che è esclusiva di Dante e che proietta la dialettica fede/ragione sullo sfondo lirico del Cantico dei Cantici. Il tutto documentato con impeccabile scrupolo e illuminato dalle comprovate e inarrivabili capacità di mimesi linguistico-letteraria degli autori.

La scrittura che ne deriva è chiara e scorrevole, redatta in leggerezza, facile all’apparenza.  Assolve invece un compito di poliedrica difficoltà: la gestione di diversi registri linguistici coniugati in stili letterari altrettanto diversi; l’assunzione dei tratti salienti della condizione umana dell’epoca, raffigurata in notabili, religiosi, letterati, politici, studenti; infine la fusione funambolica di fragilità, perplessità e grandezze dell’uomo Dante in un dramma visionario firmato Shakespeare e modellato su Amleto, il più moderno dei suoi eroi; un dramma visionario, ancorato al crocevia di pensiero e sentimento, nei quartieri più alti dell’io. E’ lo spazio ideale dove gli autori fanno confluire tematiche di storia, politica, letteratura, filosofia, economia, costume, provocando i lettori a pensare e sentire. L’influsso pervasivo dominante lo dà l’Amore – romantico, spirituale, ascetico, passionale, o sensuale tout court – ma sempre quel motore lì, quello che muove il sole e le altre stelle.

“Dante di Shakespeare” è una originale e moderna lezione di “ri-letteratura storica” che due infaticabili esploratori delle zone d’ombra del passato hanno proposto illuminando i ricettacoli di una memoria remota dove gli anni hanno celato ma non cancellato ben radicati, frondosi e ramificati studi scolastici. La lezione di ri-letteratura ha fertilizzato radici e fatto rifiorire rami che apparivano disseccati.

Ammirevole, fin dal loro primo romanzo, il grazioso contegno degli autori, scevro da ogni boria malgrado lavori di straordinaria incidenza storica condotti in oltre vent’anni alla ricerca di verità ai più sconosciute, a volte volutamente nascoste, spesso scomode o sgradite, mai scontate. Il risultato è – dietro il velo di avvincenti fiction, unicizzate da ruscellante “extra-vaganza” – lo svelamento al lettore di eventi sfuggiti all’occhio degli storici e che invece della storia hanno dirottato il corso. Con la preziosa aggiunta, per i lettori più attenti, del dono di una verità “altra”, che forse è la sola umanamente attingibile, la verità emotiva.

Si può quindi essere seri senza aver la fastidiosa aria di prendersi sul serio. Monaldi e Sorti non ne hanno bisogno. Basta a testimoniarne la serietà l’immenso lavoro di documentazione ogni volta assolto. Accade così anche in questa “infernale” prima parte della sontuosa trilogia progettata su Dante. Realizzata con riuscita originalità distintiva nel difficile anno delle celebrazioni a iosa, è un’opera da cui è off limits la paccottiglia storica che incombe sempre sugli autori del genere, a continuo rischio d’invischiarsi in ciarpame da nascondere, poi, sotto il tappeto di auliche pomposità. Inconsapevoli, magari, di comportarsi come si fa con la spazzatura…

*Giuseppe Gennari vive a San Benedetto del Tronto, dove è presidente del centro Léo Ferré e direttore artistico del Festival omonimo dedicato al poeta-musicista monegasco. Autore di un saggio di pedagogia, Scuola un’esperienza di negazione del ruolo, pubblicato nel lontano 1975, e di un saggio sull’arte della traduzione – Les arts du spectacle di AAVV – pubblicato in Francia nel recente 2020, ha nel frattempo tradotto romanzi per Frassinelli, Mondadori, Lindau, non trascurando di “riversificare” canzoni. Giuseppe Gennari, sia detto tra di noi, altro non è che un “seduttore” di francese.

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