“Night Garden”, danza e magia al Concordia con la compagnia di Anthony Heinl

di ALCEO LUCIDI –

SAN BENEDETTO DEL TRONTO – Nella stagione in prosa sambenedettese 2019/2020 non ci si è fatti mancare davvero niente. Ed è quindi giusto che la recitazione ceda – per una volta, ma speriamo che questa tradizione stabilitasi continui – anche alla danza e alla musica. “Night Garden”, lo spettacolo coreografico di ieri al Teatro Concordia – di scena anche oggi 30 novembre – prodotto della fervida immaginazione dal Anthony Heinl, grande ballerino e geniale regista, formatosi al “Boston Conservatory” di Boston (Usa) e uscito dalla scuola Paul Taylor, Jose Limon, Lar Lubovitch, David Parsons, è un intreccio di suggestioni e scoperte.

Oltre al successo platenario – Brasile, Colombia, Israele, Grecia, Hong Kong – e alla fondazione dell’istituto di danza “Evolution Dance Theater” a Roma nel 2008, da cui sono usciti i formidabili sette giovani ballerini che si sono alternati sulla scena con lui ieri sera, a sorprendere è l’impasto che Heinl riesce a creare tra magia e spettacolo, tra danza e geometrico rigore scenografico, insomma tra arte e tecnologia. Effetti chiaroscurali e stroboscopici, senso pervadente del mistero, atmosfere uniche giocate con le pieni e vuoti, tra riti onirici, pratiche crepuscolari in una dimensione di straniamento nel sogno: tutto questo è “Night Garden”.

«Quando ero giovane leggevo libri di magia, di illusione ottica e cose del genere perché avevo capito che dietro a tanti esperimenti scientifici per dimostrare un qualcosa, c’è sempre un valore riconosciuto, un po’ come quando non si sa bene il motivo di una reazione chimica. – afferma lo scenografo – C’è sempre una scienza dietro la magia, è la stessa idea che però si realizza in modo diverso, io porto in scena dei ballerini, c’è la musica anziché fare un trucco come quello del coniglio che esce dal cappello. Nel mio spettacolo rispetto a quello c’è più gusto, più ritmo ed è sicuramente più complicato».

Anni di lavoro, le molte risorse investite, in costumi, attrezzature, formazione (tanta, dura) non hanno fatto desistere il buon Anthony che ora può godersi l’apprezzamento del pubblico, soprattutto quello che non ti aspetti: i padri di famiglia compressi dal calcio, le massaie o lo spettatore comune di colpo affascinato dalle severe regole e le figure tecniche della danza, dalle musiche anni ’70 e ’80, i Radiohead, insomma le melodie che creano un’ispirazione, che fanno parte del patrimonio comune di ricordi, o che «ti piacciano sin dal primo ascolto», afferma Heinl.

In questa danza portentosa, corposa, viscerale che sembra procedere direttamente dall’interno della Natura-madre come per un ballo tribale o propiziatorio – con soluzioni tecniche nei movimenti dei ballerini veramente deliziose – impera la notte con tutto la sua carica di indecifrabile bellezza. Nella notte fantastichiamo; hanno spesso vita i nostri più bei progetti e, nel lento incedere del tempo, si dischiudono idee. I ballerini di ieri, muovendosi con leggiadria, padronanza del gesto, morbidezza dei movimenti ci hanno risvegliato mondi, ricordi, sensazioni in un vortice – come evocato plasticamente in una delle tante scene susseguitesi – di vorticose danze alla Matisse. Non perdetelo.

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