San Giacomo della Marca e le sue querce

di AMERICO MARCONI –

A Monteprandone nel 1393 nacque il diciottesimo figlio nella numerosa famiglia Gangale e fu chiamato Domenico. Una forte luce illuminò la piccola casa al momento della nascita, a indicare che sarebbe stato un uomo fuori dal comune. Fin da bambino portava al pascolo il piccolo gregge e un giorno, forse intorno al 1400, interrò per gioco una ghianda. Il mattino dopo sul posto non c’era solo una bella quercia ma addirittura un bosco di querce. Tra quelle piante giravano lupi e uno in particolare teneva d’occhio il bimbo e i suoi animali. Domenico lo raccontò ai fratelli che derisero la sua paura infantile. Ma il lupo s’avvicinava ogni giorno di più e Domenico scappò di casa. Raggiunse uno zio prete ad Offida che gli imparò a leggere e scrivere. Da Offida ad Ascoli, da Ascoli all’Università di Perugia per un sapere sempre più grande. Infine a Bibbiena in Toscana dove lavorava come notaio.

Correva l’anno 1416 e tornando verso casa Domenico bussò al Convento di San Francesco, ad Assisi, rispondendo ad un impulso interiore. Dopo il noviziato e gli studi divenne sacerdote e predicatore nel 1420 col nome di Giacomo. Per 11 anni predicò in Italia. Poi fra’ Giacomo raggiunse Croazia, Slovenia, Serbia, Ungheria, Polonia, Romania. Promosse l’edificazione di ospedali, biblioteche, conventi. Tra cui nel 1449 il convento del suo paese: Santa Maria delle Grazie, immerso tra le querce. Fu consigliere di ben sette papi e alla fine della sua lunga vita morì a Napoli nel 1476.

Le sue querce continuarono a crescere. Soprattutto una che fu chiamata la quercia di San Giacomo. Arrivò il 1861 con l’Unità d’Italia e, dopo qualche anno, l’ordine di tagliare l’intero bosco per ricavarne legname. Si salvò solo la quercia di San Giacomo. Perché solo lei? Sembra che l’enorme pianta, che già aveva oltre quattro secoli, sapesse difendersi da chi voleva tagliarla, provocando incidenti. Per questo fu sempre amata ma anche temuta. Arriviamo al 1973 quando il tronco si spezza e crolla a terra lasciando un moncone alto sui tre metri. La storia della quercia sembra arrivata al termine invece nel 1980 spuntano dalla radice, che si riteneva secca, due germogli. Ora sono diventate due belle giovani querce che crescono vigorose.

Ma non è facile trovarle. Bisogna scendere al parcheggio in terra battuta, verso ovest. Sono nate a un paio di metri dal vecchio tronco che ora è completamente ricoperto di edera. Le ho misurate: una è 1,50 m alla circonferenza e l’altra 1,80 m e già fruttificano. Nella mia ultima visita, di pochi giorni fa, scopro che la più grande ha allungato un ramo con cui contorna, a mo’ di sostegno, il tronco della vecchia madre. Al di là del prodigio sappiamo che le piante sono capaci di comportamenti sociali, come accudire gli esemplari appena nati o sostenerli in vecchiaia. A noi non resta che il sacrosanto dovere di rispettarle e amarle.

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