L’arte di Sergio Tapia Radic a Palazzo Bisaccioni di Jesi

di GIUDITTA CASTELLI –

JESI – Sarà la prestigiosa Sala Espositiva di Palazzo Bisaccioni di Jesi, sede della Fondazione Cassa di Risparmio, ad accogliere le opere religiose del Maestro Sergio Tapia Radic. L’inaugurazione avrà luogo venerdì 15 febbraio alle ore 18 a cura del giornalista Gianni Rossetti, curatore delle mostre e autore dei cataloghi dedicati all’artista. É stata infatti stipulata una convenzione fra il Comune di San Marcello e la Fondazione che nel grande Polo Museale, visitato ogni anno da oltre 12mila persone, raccoglie tutta la sezione delle opere religiose del Maestro. A San Marcello, sotto le mura del Castello, nel bellissimo spazio espositivo, primo nucleo del Centro della cultura fra i popoli, resteranno invece le opere “profane” di Tapia Radic.

Per l’artista, che ha superato gli ottant’anni, è il meritato riconoscimento per una prestigiosa carriera. Per il piccolo Comune di San Marcello un enorme patrimonio che può diventare la vera industria creativa e culturale di una comunità. La “perla” di questo progetto culturale sarà il capolavoro di Sergio Tapia Radic, cioè il “Giudizio Universale”, un’opera maestosa e imponente al quale il maestro ha lavorato per sedici anni.
Grande soddisfazione anche per gli amici di Ripatransone, dove l’artista cileno ha vissuto molti anni, e dove è presente un numero considerevole di sue opere che ricordano non solo la sua grande arte ma anche l’immensa umanità che da sempre lo contraddistingue.

Scrive Gianni Rossetti: «É la visione dell’arte intesa come business, come strumento di vita, di affermazione e di successo. Sergio Tapia Radic, scultore cileno, da quasi mezzo secolo in Italia, ha scelto la strada opposta. Si è rifugiato in periferia. Anzi, nella periferia della periferia. É arrivato in Italia nel 1971: prima in Valle d’Aosta, poi a Luino, in provincia di Varese, fino a scegliere le Marche. Come luogo di approdo nella regione dal nome al plurale ha scelto Ripatransone, il “Belvedere del Piceno”, paese dei cinque musei, ma conosciuto per il vicolo più stretto d’Italia, cosi piccolo (43 centimetri) da non avere neppure un nome».

«Dal Piceno all’Anconetano: ormai sulla soglia degli ottant’anni ha deciso di trasferirsi a San Marcello, nel cuore della Vallesina. – continua Rossetti –  Una piccola comunità (poco più di duemila abitanti) che lo ha accolto con slancio e calore, per la sua arte, ma anche per l’innata simpatia e la straordinaria umanità. Qui, fra i colli del Verdicchio e del Lacrima, continuerà la sua attività artistica e insegnerà a modellare l’argilla ai bambini della Materna e della Scuola elementare».  «Vivere in periferia non lo incupisce, anzi lo incuriosisce e lo affascina. – conclude –  Le Marche, in una vignetta di un vecchio numero di Frigidaire (storica rivista culturale di fumetti, inchieste e musica) erano indicate come “un buon posto per finire dimenticati”. Per Sergio Tapia Radic, invece, la periferia è un valore».

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