Il rito del focolare, una filosofia di vita

di GIUSEPPE FEDELI –

Sulle soglie del giorno le brume di gennaio: al risveglio, al solo affacciarsi alla finestra par di toccarle. Dopo aver sorbito una generosa tazza di caffè, al di qua dei vetri, navigando a vista ti immergi in un paesaggio spoglio, ma carico di messaggi emozionali, richiami silenziosi, voci lontane. Sotto un cielo basso per i gravi nembi che lo scuriscono, il sonno degli altri gelosamente preservato da alcove vergini, buttata una coperta sulle spalle, offici in religiosa aspettazione il rito del focolare. Evocativo di grande fascino e arcaiche risonanze, le fiamme incominciano timidamente a farsi strada tra la legna ammonticchiata secondo l’arte tramandata nei secoli. Le lingue si fanno via via più ardimentose, par bramino di salire al cielo su per la cappa annerita; facendo un allegro scoppiettio, le braccia degli alberi sacrificati a questo momento sacro, ormai divorate dalle vampe.

Il focolare, una filosofia di vita. Rapiti dall’inesausto lingueggiare, “a tempo di prima”, c’era poco, e pure era tutto: il nonno, dopo un pasto frugale preparato amorevolmente dalla nonna, adunava i nipoti a semicerchio davanti a quella magia pulsante di vita, e mentre i riverberi disegnavano ombre inquietanti sui muri grezzi, e la madia che sprigionava odore di buono assumeva le sembianze di una strega in procinto di artigliarti, sul filo di una gravità stemperata dalla vicinanza del saggio avo, le paure le sorprese i sogni dispersi sul farsi del giorno tornavano a galla prepotentemente, per poi pian piano spegnersi nello sguardo penetrante, ma compiacente, benevolente del cantastorie.

Storie e racconti che poi nessuno saprà mai se erano veri o inventati sul momento, da un prestigiatore di fantasie. Lì accanto, la stufetta per cuocerci il formaggio che diffondeva intorno un aroma inconfondibile, a pregustare il sapore succulento delle cose che gelosamente custodiamo dentro uno scrigno, di cui siamo i soli ad avere la chiave. Il fuoco, il focolare hanno voce, vita. Nell’antica Roma le vestali avevano il compito di custodirlo giorno e notte, con valenza simbolica. Ci sono le brume di gennaio… finché le fiamme non diventano brace ardente che pian piano muore; si anima e anima chi lo coltiva; si accende e accende, è riposo, stimolo alla riflessione, invito complice a un sonnacchioso relax. Ma soprattutto è vita. Nonostante le conquiste mirabolanti della tecnologia, niente potrà mai prendere il posto di questa dimensione sacrale, della poesia della magia che sopravvivono all’ultimo sospiro, ormai cenere.

Giuseppe Fedeli – Avvocato, Giudice di Pace di Fermo

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