Casatiello, che bontà! Storia e tradizione della tipica torta rustica napoletana

di ROSITA SPINOZZI

La Pasqua si avvicina e, oltre all’aspetto profondamente religioso, la ricorrenza porta con sé anche l’inevitabile risvolto culinario legato a piatti e ricette tipiche della tradizione. Durante i giorni di festa mangiare, tanto e bene, diventa quasi un obbligo. Soprattutto quando le tavolate sono numerose, come pure i parenti e gli amici che arrivano da lontano. In compagnia si mangia meglio, tra una chiacchiera e l’altra il cibo scende giù che è una meraviglia. Alla bilancia si penserà domani. Ma cosa troviamo sulle tavole degli italiani? Non vi parlerò di manicaretti vari, bensì del Casatiello, un ciambellone che può essere considerato il Re delle torte rustiche ed è anche il piatto simbolo della settimana di Pasqua in Campania. Complice la mia simpatia per Napoli e la profonda amicizia con la famiglia Frattini, ho scoperto questa delizia molti anni fa, durante una scampagnata pasquale. Il Casatiello preparato da Luciano e Lina era talmente buono che non l’ho più dimenticato e grazie a loro, non solo ho appreso infinite nozioni sulla cultura napoletana, ma ho avuto anche la possibilità di far conoscere agli amici questo piatto tipico della tradizione culturale partenopea.

Il Casatiello ha origini antichissime, tanto che se ne trova una testimonianza nell’opera La gatta Cenerentola” di Giambattista Basile del 1634. Lo scrittore racconta il momento dei festeggiamenti dati dal Re per ritrovare la fanciulla che aveva perso la scarpetta e che gli aveva rubato il cuore. (“É venuto lo juorno destenato oh bene mio: che mazzecatorio e che bazzara che se facette! Da dove vennero tante pastiere e casatielle? Dove li sottestate e le porpette? Dove li maccarune e graviuole? Tanto che nce poteva magnare n’asserceto formato”). Altre fonti sostengono addirittura che il Casatiello sia nato ancor prima dell’epoca secentesca. Tutte le fonti, però, sono d’accordo sul fatto che questo ciambellone a base di formaggio e insaccati è una vera gioia per il palato.

Partiamo dal nome: il termine “Casatiello” deriva da “caso” che, in dialetto napoletano, vuol dire formaggio in riferimento all’abbondante quantità che se ne trova al suo interno. L’aspetto richiama la simbologia della Passione e Resurrezione di Cristo: la forma circolare rappresenta la corona di spine e le uova ingabbiate da una croce sono il simbolo della rinascita. Non esiste un ricetta unica, poiché sono tante le varianti a seconda della zona della Campania, ma anche da famiglia a famiglia, pertanto non c’è da stupirsi se nel giorno di Pasquetta a Napoli si possono assaggiare anche dieci Casatielli diversi nella stessa gita fuori porta. Si prepara durante il periodo pasquale perché, in altri tempi, non tutti si potevano permettere alimenti ritenuti il cibo dei ricchi, fatta eccezione per Natale e Pasqua, gli unici periodi dell’anno in cui il popolo appartenente al ceto basso si concedeva l’opportunità di assomigliare, seppur in minima parte, ai padroni. Le donne si riunivano e impastavano, dando vita a un momento di compagnia dopo il duro lavoro che erano solite svolgere in solitudine a casa o nei campi.

Il classico Casatiello è quello ricco di salumi e formaggi all’interno e guarnito con uova crude in superficie, ma esistono anche molte rivisitazioni. E non solo rustiche, c’è persino la versione dolce con glassa di zucchero e diavulilli (confettini colorati). Curiosando sul web troverete nel dettaglio le ricette che più vi intrigano. Nel frattempo i consigli di “base” sono: fate lievitare per almeno due ore, massaggiate il Casatiello con lo strutto restante e infornate a 180° per circa 50 minuti. Lasciate raffreddare il Casatiello e assaggiatelo il giorno dopo, perchè sarà ancora più buono. E non pensate alle calorie, sono “solo” 390 per 100 grammi… Dopotutto domani è un altro giorno. Buon appetito!

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