La legge sui vaccini è legittima, lo ha deciso la Consulta

di GIUDITTA CASTELLI –

La Corte Costituzionale ha detto sì all’obbligatorietà delle vacchinazioni sui minori fino a 16 anni, introdotta con il decreto legge 73/2017  convertito nella legge 119/2017. Nell’udienza del 21 novembre la Consulta ha dichiarato non fondate le questioni di incostituzionalità prospettate dalla Regione Veneto  che, a giugno del 2017, aveva sospeso l’obbligo introducendo invece  un sistema di prevenzione delle malattie infettive basato solo sulla persuasione. Soddisfatta la ministra della salute Beatrice Lorenzin che in un tweet afferma  “sono una conquista della scienza e una delle più importanti misure di prevenzione esistenti. Il decreto protegge la salute dei nostri bambini e di tutta la comunità”. Il sistema di obbligatorietà era stato introdotto alla luce del progressivo calo delle coperture vaccinali.

Il governatore del Veneto Luca Zaia aveva premesso: “Non siamo contro i vaccini, né intendiamo metterne in discussione la validità scientifica. Ma siamo contrari alle modalità coercitive che inquietano i genitori e finiranno per favorire l’abbandono della scelta vaccinale. Alle legittime preoccupazioni delle mamme e dei papà per un programma di vaccinazioni così concentrato, e per certi versi immotivato, non si risponde con l’imposizione dell’obbligo e le multe, ma con l’informazione e il dialogo”.

Una scelta avvenuta in Gran Bretagna nel 1998 quando, a seguito degli allarmi sui rapporti fra vaccino antimorbillo e autismo, fu registrato un crollo nella copertura vaccinale, ma gli inglesi non resero obbligatori i vaccini. Piuttosto il National Health Service organizzò una capillare campagna di informazione mobilitando i medici di base (i pediatri) e realizzando siti internet chiari e completi. Questo ha fatto sì che oggi la copertura per il morbillo sia tornata al 95 per cento.

Ma per la Corte, al legislatore nazionale spetta di  “tutelare la salute individuale e collettiva,  fondata sul dovere di solidarietà nel prevenire e limitare la diffusione di alcune malattie”. Inoltre, ribadisce che tutte le vaccinazioni rese obbligatorie erano già previste e raccomandate nei piani nazionali di vaccinazione e finanziate dallo Stato nell’ambito dei Livelli essenziali di assistenza sanitaria (Lea). Il compito di verificare che venga fatta la vaccinazione obbligatoria spetta alle Asl, attraverso l’anagrafe sanitaria. Sanzione da 100 a 500 euro per i vaccini mancanti e il bambino resta a casa.

Fra le ragioni dei no, il sociologo Guido Viale, al convegno di Torino “Costituzione, comunità, diritti” del 19 novembre 2017, non è entrato nel merito delle ragioni mediche, nè biologiche, nè legali. Viale fa una analisi sociologica dei meccanismi che governano “La ricerca”, fattori, dal suo punto di vista, da tenere d’occhio quando si parla di vaccini: l’unico “atto medico” al mondo praticato senza alcuna forma di diagnosi. Ed è così che cita casi di occultamento o travisamento dei risultati della ricerca, ovvero ricerche fasulle, fatte e commissionate, il cui  il risultato scientifico dipenderebbe dai soldi che si mettono insieme. Inoltre afferma che “questo meccanismo, però, non funzionerebbe se alla fine del circuito finanziario non ci fosse una sanzione pubblica da parte degli organismi preposti alla validazione dei prodotti”. Il sociologo sulla legge Lorenzin che ha resi obbligatori dieci vaccini (all’inizio erano dodici più quattro “fortemente consigliati”, da quattro che erano prima) commenta: “É una legge varata in ottemperanza a un impegno preso dalla ministra in un incontro della Global Health Security Agenda promossa dal G7 di tre anni fa, che ha fatto dell’Italia il paese capofila per le strategie vaccinali”.

Intanto la Commissione Europea punta il dito contro l’Italia poichè  “nel 2016-2017 si è verificata una preoccupante epidemia di morbillo, con un totale di 865 casi nel 2016 e 2.851 casi registrati fino a giugno 2017. Dei casi segnalati nel 2017, l’89% dei soggetti (principalmente bambini) non era stato vaccinato, mentre al 6% era stata somministrata soltanto la prima dose del vaccino (il che aumenta le probabilità di contagio rispetto alla copertura con entrambe le dosi)”. Il commissario alla salute, Vytenis Andriukaitis, ha affermato: “I vaccini sono uno dei più efficaci strumenti di prevenzione di decessi e malattie, non c’è nessuno che lo mette in dubbio a livello scientifico. Se i genitori non capiscono ciò che stanno facendo, i governi sono obbligati a intervenire per garantire la salute dei bambini”. Anche l’Assemblea Mondiale della Sanità sul Piano d’Azione Globale per i Vaccini con la Risoluzione n. 65 ha riconosciuto la vaccinazione come uno degli interventi di sanità publica di maggior costo-beneficio e ha incoraggiato i Paesi membri a dare particolare attenzione al miglioramento della performance del sistema immunitario nazionale, in base alla situazione epidemiologica in ciascun paese.

La mappa delle vaccinazioni obbligatorie in Europa indica  che 13 nazioni su 28 hanno obblighi vaccinali ma spesso questi sono nominali, cioè senza sanzioni e quasi sempre limitati a vaccinazioni storiche; contro polio, difterite, pertosse e tetano. L’Italia è l’unico Paese a prevedere l’obbligo per tutti i vaccini presi in considerazione avendo aggiunto morbillo, rosolia, parotite, varicella, meningococco C e B, Haemophilus influenzae B, epatite B.  Battendo la Slovenia, dove sono obbligatorie nove vaccinazioni. La Lituania esclude dagli obbligatori quello contro il meningococco di tipo C. Bulgaria, Polonia, Repubblica Ceca, Romania, Slovacchia, Slovenia e Ungheria anche quello contro la varicella. Ci sono invece minori tassi di copertura in Austria, che non ha obbligo, ma anche in Romania, che invece ce l’ha. Al contrario la copertura è alta in Finlandia, senza obbligo, così come nella Repubblica Ceca, con obbligo. Unica in Europa, la Germania ha adottato una via intermedia: nessun obbligo, ma necessità di un certificato per l’iscrizione a scuola. I fattori in gioco sembrano quindi essere altri: a partire da un buon rapporto Stato-cittadini, per arrivare ad un maggiore senso civico e un sistema che semplifichi l’accesso alle vaccinazioni.