Le tradizioni popolari per un turismo esperenziale

di MARCO PIETRZELA*

Conoscere e tramandare le tradizioni del nostro Piceno è certamente cosa lodevole e culturalmente rilevante. Parliamo di un patrimonio materiale e soprattutto immateriale di grande spessore. La danza, il canto, il modo di suonare l’organetto ed altri strumenti popolari, erano tramandati di padre in figlio, sino a quando c’è stata la trasmissione di questo grande patrimonio popolare. Dice bene Claudio Camacci di Arquata del Tronto: “Io ho imparato a suonare con l’organetto di mio padre; rifaccio le sue musiche però, per quanto vuoi ricopiare, non sono mai uguali precise”.  E proprio qui sta la straordinarietà, la ricchezza e la forza della tradizione popolare.

Ogni organettaro, ogni ballerino, ogni cantore aveva la sua identità, apportava, nel suono, nella danza, nel canto le sue personali varianti, rendendo lo stesso canto, la stessa danza, lo stesso suono dello strumento. Varianti che erano la dimostrazione della “vitalità” del canto trasmesso, perché la trasmissione orale funzionava (per paradosso) come nel gioco infantile del “telefono senza fili”, dove si partiva con una parola sussurrata all’orecchio del primo bambino, per finire, con l’ultimo bambino che riferiva (il più delle volte) una parola completamente diversa. Lo stesso meccanismo succedeva nella trasmissione orale di un canto, di una ballata, di una favola. Il materiale poteva subire delle varianti, delle contaminazioni, dei tagli o delle aggiunte, venir arricchito o impoverito, ma comunque veniva reso, ad ogni passaggio, sempre rinnovato e soprattutto sempre più “vivo”.

Ma vorrei porre l’attenzione su un altro aspetto molto interessante e a mio avviso importante. Mi riferisco al discorso del turismo esperienziale, ovvero quello che coinvolge i turisti durante il viaggio in una serie di attività indimenticabili con un forte impatto personale. Attività che colpiscono tutti i sensi e creano connessioni a livello fisico, emotivo, spirituale e  sociale. Ed ecco allora che le nostre bellissime tradizioni possono essere un importante volano che va ad arricchire l’offerta turistica di un territorio unico e prezioso. Il turista potrà così vivere un’esperienza unica ed irripetibile che lo porterà in una dimensione caratteristica che non troverà altrove.

Questo renderebbe l’offerta turistica di Ascoli e del Piceno ancora più allettante. Esperienze uniche nel loro genere che possono essere vissute solo qui. Ecco perché da anni insistiamo presso Enti ed Amministrazioni Comunali sull’importanza di dare voce e spazio a chi, con impegno, serietà e sacrificio, da anni fa ricerca e può dare un contributo allo sviluppo turistico del nostro territorio. Per anni abbiamo vissuto “di rendita” ma i tempi moderni vedono una concorrenza spietata in ambito turistico e occorre, a nostro avviso, sfruttare meglio le nostre potenzialità. Ringrazio in questo persone come la famiglia Brandozzi del Mercatino dell’Antiquario, Migliori e tutti coloro che con sacrificio e passione danno un contributo effettivo alla sopravvivenza delle nostre tradizioni, che sono la nostra anima più vera e profonda.

(Marco Pietrzela *presidente di Egeria Odv)

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 (foto della tradizionale colazione di Pasqua con il gruppo Trallallero che coinvolge vari gruppi di turisti nei canti e nei balli tradizionali del Piceno)