Ivano Fossati, settantenne ispirato

di GIAMPIETRO DE ANGELIS –

All’inizio sono “I Sagittari”, un gruppo musicale genovese in cerca di identità e spazio tra le nuove band innovative. Spazio che arriva in un lampo, con l’ingresso di un nuovo componente. È il 1970 e lui, chitarrista e flautista, ma soprattutto la voce, dà una spinta espressiva notevole. Il gruppo cambia nome ed è subito successo. Stiamo parlando dei “Delirium” e la voce è quella di un giovanissimo Ivano Fossati, una vera forza della natura. Chi non ricorda “Jesahel” del 1972? Una vera e propria ode di liberazione, ad oggi tra le più belle canzoni di sempre. Ed è ancora il tempo della cultura alternativa degli hippy, l’alta onda di quei “figli dei fiori” riconoscibili facilmente dall’abbigliamento estroso e colorato, i lunghi capelli, gli atteggiamenti trasgressivi, ammirati e imitati dai giovani, temuti e non compresi dai “matusa”, spesso identificati nei genitori, ma più in generale i matusa sono tutti coloro ancorati a stili di vita e schemi ritenuti superati.

Al Festival di Sanremo, la band si presenta con un folto, ma selezionato gruppo di artisti vestiti da hippy, tutti muniti di chitarra, dando un robusto contributo al coro. “Jesahel” piace, è un successo enorme, tale da spingere Ivano a lasciare il gruppo, dopo solo due anni di permanenza con i “Delirium”, e percorrere la strada del cantautore solista, scuola genovese, come molti altri in quel periodo. Ma lui non ci tiene a rimarcare l’appartenenza geografica, gli interessa un percorso tutto suo. Fossati è un interprete originale, un insaziabile ricercatore musicale, un autore raffinato dalle tematiche profonde, ricche di sfumature esistenziali, ottiche personalissime, linguaggio che si rinnova ma sempre elegante, con una poetica matura.

Settant’anni compiuti da poco, essendo nato nel settembre del 1951, musicista fin da giovane. Ivano a dodici anni prende lezioni di piano, poi di chitarra, infine si dedica al flauto traverso ed è la scelta che lo lancia e gli dà una precisa connotazione. L’esperienza con i “Delirium” è fondamentale per praticare una forma di rock progressivo più ricco di contenuti, dalle forme musicali più morbide ed armoniche. Pochissimi anni dopo ritroviamo ulteriori sviluppi in molte altre band, come la “PFM”, il “Banco del Mutuo Soccorso”, “Le Orme”, i “New Trolls”. In un certo senso, Ivano Fossati e i “Delirium” anticipano un periodo musicale fortunato e ricco di nuove atmosfere, elaborate, immaginifiche, surreali e con un certo lirismo nella ricerca del linguaggio e di suoni che debbono demarcare un confine tra vecchio e nuovo, lasciandoci una ricchissima e memorabile produzione musicale. Ivano si muove pienamente a proprio agio, dando al rock un volto più colto, intimistico, elevato. Ed oggi, a distanza di quasi mezzo secolo, appare decisamente riduttiva la definizione generalista che veniva usata al tempo per indicare queste evoluzioni musicali, “pop italiano”, senza differenziare le varie forme di rock.

Ivano, negli anni diventa autore di composizioni per altri giganti della musica leggera, da Mina a Loredana Bertè, da Anna Oxa a Mia Martini (sua compagna per un certo periodo). Come non ricordare “Pensiero stupendo” cantata da Patty Pravo, o “I treni a vapore” interpretata da Fiorella Mannoia? In epoca più recente ha scritto anche per Laura Pausini e Giorgia. La personalità di Fossati e il suo innato spirito innovativo lo portano a nuove rivisitazioni. Dopo l’esperienza rock, si dedica maggiormente ad un cantautorato ispirato, impegnato, sempre più poetico, tale da collaborare con Fabrizio De André su alcune composizioni. E c’è il Fossati scrittore, con “Il Giullare”.

Collabora in teatro come scenografo, oltre che con sottofondi musicali, e compone colonne sonore per il cinema. Nel 2011 il ritiro dalle scene e dai palcoscenici, ma non dalla composizione. Giusto un decennio. Eppure, non sembra. “La mia banda suona il rock” continua a risuonare ancora, dal 1979. E non sembra distante da brani maturi e a noi più vicini come “Il bacio sulla bocca” del 2004, passando per quel capolavoro struggente che è “Italiani d’Argentina” del 1990. Ivano Fossati è sempre riconoscibile, come in “L’infinito di stelle”, realizzato con Mina nel 2019. Suo ultimo lavoro, per ora.

E la mia banda suona il rock / Per chi l’ha visto e per chi non c’era
E per chi quel giorno lì / Inseguiva una sua chimera”
(La mia banda suona il rock)

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