Ricostruzione e rilancio, la relazione di Castelli: «Siamo ad un cambio di passo»

di REDAZIONE –

In Consiglio regionale l’assessore Castelli fa il punto della situazione sulle pratiche e annuncia le prossime sfide: «Recovery Plan, Zes e Pedemontana per essere da modello per tutta Italia» – 

ANCONA – «Il cambio di passo nella ricostruzione è avvenuto ed è stato sensibile. Ma ora bisogna puntare alla rivitalizzazione socio-economica del Cratere, attraverso un modello di rigenerazione che possa essere preso da esempio per tutte le aree interne d’Italia». È questo uno dei passaggi chiave dell’attesa relazione di ieri mattina in Consiglio dall’Assessore regionale alla Ricostruzione Guido Castelli con cui, alla presenza del Commissario straordinario Giovanni Legnini, ha aggiornato in merito alla ricostruzione post sisma 2016, lanciando quelle che sono le prossime sfide che attendono le stesse zone terremotate.

«Dopo anni di stasi, la ricostruzione degli edifici lesionati dal sisma sta facendo registrare una forte accelerazione – ha esordito l’Assessore -. Lo dicono i dati: nei primi tre mesi del 2021 gli Usr hanno adottato il triplo delle pratiche rispetto allo stesso periodo del 2020. Questo vale soprattutto per i danni lievi, ma anche per quelli pesanti dove c’è stata una notevole crescita. Inoltre, ben 5500 nostri corregionali hanno fatto rientro a casa”. Un cambio di passo “dovuto senz’altro alla sinergia tra la struttura commissariale, la Regione e l’Usr che ha consentito, non solo di abbandonare un dialogo con il territorio verticistico per un approccio legato all’ascolto delle esigenze locali, ma anche di operare decisioni utili ad implementare l’esercizio dei poteri in deroga riconosciuti al Commissario dal Dl Semplificazioni. Basti pensare – prosegue Castelli – che nella cabina di coordinamento dello scorso 7 aprile è stata adottata la prima ordinanza speciale per la ricostruzione dei siti più complessi».

Nel caso di specie il provvedimento ha riguardato sette edifici storici di proprietà dell’Unicam. «A questa prima ordinanza ne seguiranno altre tra cui quelle riservate ad Ascoli, Montegiorgio, Arquata e altre zone”. Poi, ecco la prima delle sfide dei prossimi mesi: “Il 2021 sarà l’anno della ricostruzione pubblica, ancora insufficiente e che potrà confidare su nuove professionalità aggiuntive ingaggiate dall’Usr che assisteranno le stazioni appaltanti nell’allestimento delle gare per l’affidamento dei lavori, mentre aggiorneremo – aggiunge – il piano delle opere pubbliche anche in ragione delle innumerevoli richieste di integrazione di risorse che provengono dal territorio e al rafforzamento complessivo degli Uffici speciali».

Ma il rilancio delle zone terremotate passa anche da un altro importante aspetto: «Se la ricostruzione fisica è finalmente partita è necessario ora curare anche la rivitalizzazione socio-economica delle aree del sisma perché – dice Castelli – non avrebbe senso sistemare gli edifici e i borghi senza rilanciare, sia sotto il profilo economico che demografico, il tessuto connettivo del cratere». Un territorio già prima messo a dura prova dalla crisi economica fin dal 2008 che, specie nelle aree interne, aveva già reso evidenti alcune gravi criticità riconducibili allo spopolamento, alla riduzione del potenziale produttivo ed alla sempre maggiore rarefazione dei servizi.

«Il terremoto – spiega – ha acuito gli effetti di una crisi già in atto, anticipando per certi versi gli esiti di un logoramento socio-economico che, in assenza di contromisure adeguate, non tarderà a manifestarsi anche nelle altre aree interne della penisola. Per questo – ecco l’altra importante sfida – la risposta che il sistema pubblico fornirà per la ricostruzione post sisma 2016 può rappresentare il modello per un’azione di rigenerazione che potrà estendersi in futuro a tutte l’entroterra italiano. Non si dimentichi, infatti, che in Italia le “aree interne”, oltre a rappresentare il 53% dei Comuni italiani, ospitano il 23% della popolazione nazionale».

Obiettivi che potranno essere realizzati grazie alle risorse già stanziate a livello comunitario: «I fondi ci sono, ma dobbiamo già essere pronti ad avere progetti – è il monito di Castelli al Consiglio -. Parliamo della somma di 1 miliardo e 780 milioni di Euro del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza “Next Generation Italia” destinata in particolare alla “Rigenerazione delle aree del sisma” di tutti i territori italiani interessati da terremoti dal 2009 ad oggi, quindi i 160 milioni previsti nel  Contratto Istituzionale di Sviluppo (CIS) dalla Legge di bilancio 2021, finalizzato a garantire il coordinamento strategico e l’attuazione integrata di interventi per lo sviluppo socio-economico delle quattro regioni colpite dal sisma del 2016. Una mole impressionante di risorse che richiede una straordinaria capacità di programmazione e di coordinamento gestionale da parte delle istituzioni basate su due concetti chiave: responsabilità e semplificazione. Il tutto dialogando con le altre regioni del Centro Italia, in particolare, l’Umbria e l’Abruzzo».

Infine, altri due aspetti: «Come richiesto dal Presidente Acquaroli al Ministro Gelmini, porremo l’esigenza di costituire una ZES come misura straordinaria e temporanea per consentire alle Marche di agganciare la ripresa dopo una crisi devastante, e, in tema di viabilità, sul completamento della Pedemontana come dorsale appenninica che da Fabriano passa per Ascoli fino a Teramo».

Copyright©2021 Il Graffio, riproduzione riservata