Sanità, Baiocchi: «Madonna del Soccorso trasformato in ospedale Covid: ci sono 46 ricoverati»

di REDAZIONE –

Riceviamo e pubblichiamo una nota stampa del dott.Nicola Baiocchi, presidente del Comitato “Salviamo il Madonna del Soccorso”, relativa la situazione Covid e gli ospedali dell’Area Vasta 5 –

SAN BENEDETTO DEL TRONTO – Partiamo dalla situazione Covid provinciale con i dati del 7 marzo, alle ore 18: al Madonna del Soccorso ci sono 46 ricoverati tra Covid 1 e Covid 2; 11 ricoverati in Murg, 12 ricoverati tra Rianimazione 1 (8) e Rianimazione 2 (4) saturata, con un totale di 69 pazienti Covid. Nella Rsa di Ripatransone ci sono 19 ospiti positivi. Al Mazzoni, stesso giorno, stessa ora, ci sono 13 ricoverati in Malattie Infettive e 4 ricoverati in semintensiva, per un totale di 17 pazienti Covid. Appare evidente dai nudi numeri che quasi tutto il peso e lo sforzo profuso per la lotta al Covid in questa provincia, con una consistente percentuale di ricoverati provenienti anche da altre provincie, viene sostenuto dal nostro ospedale, a scapito purtroppo dei malati ordinari, mandati in giro per la Regione o nelle strutture private.

È parimenti evidente che tutti gli interessati, a partire dalla nostra Direzione sanitaria e dai politici del territorio, in carica o meno, fanno orecchie da mercante sulle nostre ripetute richieste di essere finalmente dotati di un vero reparto di malattie infettive, della possibilità di poterlo posizionare in modo da non compromettere l’operatività degli altri reparti, della facoltà di svolgere esami di laboratorio, che ora pare si possano effettuare solo al Mazzoni o dai privati, ma assolutamente non al Madonna del Soccorso. Che è nella pratica trasformato, stavolta in silenzio e senza atti formali, in ospedale Covid, con una operatività esigua di qualche altro reparto, con una totale occupazione dei posti in terapia intensiva, il che impedisce o minimizza lo svolgimento delle attività operatorie di Ortopedia, Chirurgia, Chirurgia ginecologica. Ciò causa un rischio rilevante in caso di urgenze improvvise che possano richiedere la rianimazione, riducendo gli interventi a questioni minimali.

Per la logica sanitaria infatti, improntata ai criteri di proporzionalità e prevenzione, almeno un posto di Rianimazione dovrebbe essere lasciato pulito e disponibile per pazienti negativi al Covid e bisognosi di tale trattamento dopo un intervento chirurgico urgente. Vanno considerate anche tutte quelle attività e servizi sottratti al nostro ospedale in occasione della prima ondata un anno fa e mai ripristinati, come Otorinolaringoiatria. Oltre a tutte le esternalizzazioni dei servizi domiciliari in Riviera, da ridimensionare assolutamente. Allo stesso tempo i famosi posti pronti per eventuali necessità Covid (così almeno era stato detto) della piastra ambulatoriale e Day Surgery del Mazzoni sono stati mai usati tutti? Cominciano ad arrivare grida d’allarme dal Mazzoni dove sono terrorizzati di dover toccare anche un solo prezioso posto letto. A tale proposito sarebbe interessante conoscere quanto sia lunga la degenza media dei pazienti Covid a San Benedetto e quanto ad Ascoli.

Se vogliamo rifarci agli ultimi dati ufficiali della regione Marche per capire come si lavora nei due nosocomi, ecco un piccolo esempio. Rianimazione, l’indice di rotazione dei posti letto (più è alto, più è breve la degenza media), ha un indice medio regionale di 55,01; San Benedetto ha un valore di 53,4 (quasi nella media), Ascoli ha 31,71, il più basso dell’intera Regione.  Questo, provando a fare una ipotesi non peregrina, potrebbe significare che i ricoverati vengano tenuti il più possibile, anche quando stabilizzati e fuori pericolo, ad occupare il posto letto, magari impedendo il ricovero di pazienti più critici ed impegnativi, che vengono inviati… vogliamo indovinare dove?

Nel frattempo, di fronte a questa situazione deprecabile, assistiamo al silenzio totale della politica di destra e di sinistra (non consideriamo affatto i lamenti politicamente orientati di chi ha collaborato sino allo scorso settembre allo sfacelo di questi ultimi anni senza minimamente fiatare finché governavano gli amici di sinistra) sulle future prospettive del Madonna del Soccorso che, nel progetto degli accordi tra i nuovi e i vecchi padroni ascolani e offidani, deve diventare, in spregio alla legge, ai dati, alle promesse preelettorali regionali e alla logica di una corretta gestione delle risorse pubbliche, un Pronto Soccorso con qualche posto letto e qualche ambulatorio, senza più disturbare né il Mazzoni né le cliniche private.

Infine una riflessione e una domanda ai responsabili della sanità regionale: fuori dal Pronto Soccorso del Torrette si sta montando in un container una Tac riservata ai pazienti Covid, che potrebbe effettuare circa 25 esami al giorno, perché hanno compreso che usare gli stessi strumenti di diagnostica su pazienti Covid e non Covid, crea seri problemi di contagio. Per quale motivo questa soluzione non è stata prevista per gli altri ospedali Covid? Dobbiamo pensare che esistano nella stessa regione Marche pazienti di serie A e pazienti di serie B (nell’AV5 ovviamente di serie C)? Se la giustificazione sta nel numero di pazienti Covid positivi ricoverati al Torrette, dove ci sono 140 pazienti Covid positivi ricoverati, di cui 23 al Pronto Soccorso e 19 in terapia intensiva, ebbene al Madonna del Soccorso ne abbiamo 69 di pazienti Covid positivi ricoverati, di cui 12 in terapia intensiva, ossia oltre la metà del Torrette.

Ma il bacino d’utenza del nostro ospedale è almeno un quarto di quello di Ancona e se la matematica non è un’opinione, facendo le dovute proporzioni, il Madonna del Soccorso regge un carico doppio di quello del nosocomio anconetano, con risorse però molto inferiori. I nostri sanitari, quelli nelle corsie, sono stanchi ed esasperati di lavorare in queste condizioni inique, politicamente volute, concordate e mantenute.

Copyright©2021 Il Graffio, riproduzione riservata