Giornata del Ricordo, Piunti:«Una data per fare ammenda delle omissioni e dei silenzi di decenni»

di REDAZIONE –

SAN BENEDETTO DEL TRONTO – Giornata del Ricordo, ecco le considerazioni del sindaco di San Benedetto del Tronto, Pasqualino Piunti: «Celebrare il Giorno del Ricordo significa rivivere una grande tragedia italiana, vissuta nella fase di passaggio tra la II guerra mondiale e l’inizio della guerra fredda. Un momento terribile della storia nazionale e internazionale che causò lutti, sofferenza e spargimento di sangue innocente. Mentre nel resto d’Italia finiva un incubo, si festeggiava la conclusione del conflitto contro i nazifascisti e il graduale ritorno alla libertà e alla democrazia, per una parte di nostri connazionali l’incubo era appena agli inizi: nelle zone occupate dalle truppe jugoslave dell’Istria, della Dalmazia, della Venezia Giulia, i comunisti jugoslavi si resero protagonisti di violenze, uccisioni, rappresaglie, vendette contro gli italiani che lì vivevano da sempre.

Il 10 febbraio è dunque una giornata di dolore per il nostro Paese, ma anche un giorno per fare ammenda delle omissioni e dei silenzi di decenni: quella dei massacri delle foibe e dell’esilio di 250.000 italiani dalle terre di confine di nord est è una storia che il nostro Paese ha a lungo ignorato e che invece bisogna conoscere. La fratellanza tra i popoli è stata una delle conquiste più belle dell’Unione Europea, una fratellanza che oggi sembra volersi realizzare anche sul piano economico. Come la Comunità politica europea nacque dalla volontà di non ricadere più nella terribile esperienza dei conflitti nazionali che diedero vita alla seconda guerra mondiale, così l’attuale ritrovata coesione economica dell’Unione nasce dalla volontà comune di reagire alle devastazioni procurate da un nemico molto più grande e potente di ogni esercito.

Ma la fratellanza tra i popoli non è cosa scontata: nazionalismi, individualismi, ideologie assolutistiche sono sempre vive, si annidano in tanti animi e possono contribuire ad alimentare tensioni, odi, senso di rivalsa come accadde in quei luoghi. La crisi economica può essere un formidabile carburante per alimentare questi sentimenti.
Per questo non dobbiamo mai cessare di ricordare e soprattutto di capire i motivi di certi passaggi tremendi della Storia come quello che ricordiamo oggi: come ha avuto modo di dire il Presidente della Repubblica, “quella ferita, oggi, è ferita di tutto il popolo italiano, che guarda a quelle vicende con la sofferenza, il dolore, la solidarietà e il rispetto dovuti alle vittime innocenti di una tragedia nazionale, per troppo tempo accantonata».

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