Spezzata la vita di Agitu, felice tra le sue capre

Picture taken July 11, 2018 - Reuters/Alessandro Bianchi

di AMERICO MARCONI –

Il corpo di Agitu Ideo Gudeta è stata trovato senza vita, con ferite alla testa, nella sua  abitazione in provincia di Trento. Agitu era originaria dell’Etiopia e venne 24 anni fa, diciottenne, a studiare in Italia. Tornava periodicamente nel suo paese dove aiutava i contadini della zona di Mojo, un’area molto fertile ma non abituata alla coltivazione. Fu in uno di questi viaggi che guidò, lei laureata in sociologia, una manifestazione contro multinazionali cinesi del cemento. Ci fu un’accusa, un processo e una prevedibile condanna. Non poteva più tornare in Etiopia o sarebbe stata arrestata.

Agitu in Italia riorganizzò la sua esistenza. Prese un terreno di 11 ettari nella Val di Gresta, in Trentino, risistemando una vecchia malga. E iniziò ad allevare capre pezzate di razza mochena. Capre forti e resistenti che brucano solo erba. Dalle 15 capre iniziali giunse a 40 fino alle 200 attuali. Il tutto intorno alla sua azienda agricola bio “La capra felice”. Dal latte ricavava yogurt e formaggio in sintonia con la filosofia Slow Food che aveva inserito i suoi prodotti nell’Arca del gusto. Ultimamente aveva iniziato a preparare prodotti per la bellezza del corpo. Il latte di capra è da millenni apprezzato come elisir di salute e bellezza. Un paio di mesi fa aveva ricevuto la Bandiera verde di Legambiente, per la “determinazione e passione nel portare avanti un importante esempio di difesa del territorio, di imprenditoria sostenibile e di integrazione”.

Agitu aveva scelto la denominazione “La capra felice” perché più volte aveva dichiarato: «Io sono felice, anzi felicissima. Questa vita a contatto con la natura e gli animali mi dà una grande soddisfazione». Ma due anni fa denunciò un uomo di Frassilengo che fu condannato per stalking. Ieri il corpo di Agitu è stato ritrovato nella sua casa privo di vita, con evidenti ferite alla testa da arma contundente, probabilmente un martello. Si è capito che l’uomo condannato non c’entrava niente e le indagine si sono concentrate su un suo dipendente. Adams, un trentaduenne del Ghana, infine ha confessato di averla uccisa per questioni economiche. Una vita difficile ma felice, quella di Agitu, spezzata dalla buia violenza del male.

Nella mia rubrica riporto la tristissima notizia a chiusura dell’annus horribilis 2020. Con una promessa: ad anno nuovo, per primo, pubblicherò un articolo sulle donne che dispensano e meritano amore e cure. Sostenendo con Sant’Agostino che:«Il male esiste solo in assenza di bene».

Copyright©2020 Il Graffio, riproduzione riservata