Cediser, la controreplica della consigliera Falco: «C’è grande confusione dei ruoli sull’argomento»

di REDAZIONE –

SAN BENEDETTO DEL TRONTO – Divampa la polemica sul Centro Socio Educativo Riabilitativo “L’Arcobaleno”. Dopo il botta e risposta fra l’assessore alle politiche sociali Emanuela Carboni e la consigliera comunale Rosaria Falco, è arrivata  una nota stampa da parte degli operatori del Centro L’Arcobaleno inerenti le dichiarazioni della Falco. Tempestiva la contrereplica della consigliera comunale. Di seguito riportiamo il testo:  

«Ho preso atto del vespaio che le mie dichiarazioni hanno sollevato, con alzata di scudi ed anche una certa aggressività da parte di molti operatori del centro Cediser, cui qualcuno ha dato a credere che le mie critiche, motivate dalle testimonianze che ho raccolto da alcune famiglie di utenti, e non da un mio capriccio o tentativo di sfruttare un argomento tanto cruciale, fossero indirizzate alla loro competenza e alla correttezza del loro operato. Oltretutto pare che la risposta, non firmata da alcuno ma messa in bocca genericamente agli operatori, sia pervenuta alla stampa dal Comune, che quindi si è arrogato il diritto di parlare per conto dei dipendenti della cooperativa.

Già solo questo fa emergere diverse perplessità, per la commistione di ruoli, competenze ed interessi. L’Amministrazione dovrebbe fare tesoro delle segnalazioni e critiche avanzate da un consigliere comunale, nell’esercizio delle proprie funzioni di indirizzo e controllo dell’agire amministrativo, spettante esclusivamente al Consiglio comunale. La sottoscritta, oltre ad evidenziare le criticità lamentate da diverse famiglie, che evidentemente non hanno trovato l’interlocutore istituzionale attento e sensibile, ha anche indicato esempi ed indirizzi virtuosi, che darebbero davvero un senso compiuto all’integrazione ed alla vera parità dei disabili nell’accesso ad una vita soddisfacente: è quello che dovrebbe fare una amministrazione  sensibile al problema, farsi collettrice di tutte le risorse disponibili per realizzare progetti che guardino al futuro, e non solo provvedere alle esigenze immediate.

La prima risposta sdegnata, stilata dagli uffici per conto dell’assessore, e poi le parole piccate di soggetti che possono considerarsi al pari dei dipendenti comunali, la dicono tutta invece sulla confusione che regna sulla materia (come su ogni altra da quel che posso constatare). Sorge spontanea la domanda: “Ma questi operatori, pagati con i soldi pubblici, a chi fanno direttamente capo? Esiste un responsabile, un presidente in questa cooperativa, oppure tutti i dipendenti hanno facoltà di interloquire con la stampa (seppure spinti dall’Amministrazione) e addirittura di rispondere e contestare un organo politico qual è un consigliere comunale?” Questo anche volendo ammettere che le mie critiche fossero rivolte all’attività degli operatori, ma così certamente non è.

Infatti è la politica, in persona dell’assessore e del sempre celato sindaco, che deve per dovere di mandato impartire gli indirizzi, vagliare i progetti, fornire le risorse (si ripete, pubbliche) e controllare puntualmente che l’esecuzione abbia luogo con le modalità ritenute giuste e soddisfacenti per tutti i livelli di disabilità. Ed è solo alla politica che mi sono rivolta e che, non sapendo che pesci prendere, aizza e strumentalizza i dipendenti della cooperativa, bypassando il presidente e facendo passare il messaggio di uno schieramento compatto a difesa dell’eccellenza di questa gestione politica. Dal 1996, quando apriva il Cediser, fino ad oggi, mi risulta che, nonostante ci siano state pregresse contestazioni, tensioni e polemiche tra gli interlocutori politici, mai siano intervenuti nel dibattito gli operatori: sarebbe come se, criticando il sindaco per la pessima gestione della Piscina comunale o del Palazzetto dello sport, intervenissero a difesa le società sportive o i dipendenti comunali: follia pura.

A chi quindi dovrei chiedere informazioni sulle motivazione della riduzione del servizio di trasporto, prestato solo in favore dei disabili più gravi? O sulle gite cui ogni anno i disabili partecipano, annullate lo scorso anno a causa di un consistente aumento della retta pagata dalle famiglie? I miei interlocutori sono gli operatori o piuttosto l’Amministrazione? Questo sistema rema sempre più nella direzione della confusione di ruoli, di fronte alla quale il cittadino è sprovvisto di veri interlocutori e responsabili delle decisioni, che dovrebbero essere impartite dalla politica e che non sono assolutamente delegabili ai meri esecutori delle stesse.

Se gli operatori si sentono responsabili delle scelte dell’organo politico, al punto da sostituirsi allo stesso, consiglierei loro di candidarsi e farsi eleggere: un consigliere comunale non è eletto per trascorrere qualche giorno nel centro, come pure mi è stato chiesto di fare (e comunque non mi esimerò), ma di esercitare tutti i giorni il controllo e rilevare le discrepanze tra ciò che chi amministra dice e ciò che concretamente mette in atto, ascoltando anche famiglie ed utenti. Continuino a lavorare tranquilli quindi gli operatori, con la competenza che non è mai stata messa in dubbio, o in caso contrario non avrei scritto un articolo di critica politica ma direttamente un esposto in procura.

Continuerò a raccogliere le criticità di coloro, famiglie, utenti, e anche operatori, che ritengono la programmazione dei servizi, del trasporto e delle attività, non confacente all’interesse dei loro cari, è nel loro diritto e nessuno di loro può per questo essere accusato di dire falsità. E se la mia funzione di critica e stimolo non sortisce effetti positivi a causa della presunzione di questa classe politica, auspico che la prossima amministrazione invece abbia molta cura della programmazione e della diversificazione degli interventi. Mi sembra già importante cominciare a parlarne di disabilità, poiché non si tratta di un campo vietato ed interdetto alla politica, anzi dovrebbe esserne la priorità, e come ho già avuto modo di dire, il silenzio è la prima forma di discriminazione».

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