Oscar Wilde, la complicata vita di un aforista geniale

di GIAMPIETRO DE ANGELIS –

“Ho dei gusti semplicissimi, mi accontento sempre del meglio”. Immagino che tutti abbiamo fatto l’esperienza, dialogando con qualcuno, di utilizzare con studiata nonchalance un aforisma dell’eccentrico Oscar Wilde, come quello appena riportato, quasi fosse una nostra creazione stilistica. In piena epoca vittoriana, lo scrittore di Dublino è stato il rappresentante perfetto di una scrittura raffinata, sferzante e talvolta impertinente, sempre in equilibrio tra estetica, “bon mot” e riflessione. Mai banale, sempre arguto, Oscar Fingal O’Flahertie Wills Wilde è stato, oltre che scrittore, anche giornalista, drammaturgo, poeta, saggista e, naturalmente, “aforista”. Tuttavia, non ha mai scritto libri che fossero raccolte di aforismi che invece sono stati estrapolati successivamente dalle sue opere o anche dai discorsi.  Eccone alcuni, tra centinaia: “Vivere è la cosa più rara al mondo. La maggior parte della gente esiste e nulla più”,  “La felicità non è avere quello che si desidera, ma desiderare quello che si ha”, “Posso resistere a tutto tranne che alle tentazioni”. Potremmo andare avanti a lungo perché, in un certo senso, una frase tira l’altra, generando una rinnovata curiosità nel lettore.

La vita di Oscar Wilde non è stata semplicissima e “coccolata” come verrebbe da presumere. É vissuto solo 46 anni. Nato a Dublino nel 1854, da famiglia irlandese, si era poi trasferito in Gran Bretagna da dove dovette scappare via a causa dei suoi guai con la giustizia sessuofoba e moralista del tempo, rifugiandosi in Francia. Morì a Parigi nel 1900, colpito da meningoencefalite, ormai lontano dalla sua famiglia. In Inghilterra era stato condannato per omosessualità a due anni di lavori forzati con divieto permanente di incontrare i propri figli. Wilde era un oratore brillante, appassionato di letteratura. Sembra abbia ereditato dalla madre quest’ultima qualità, mentre dal padre aveva preso la capacità oratoria.

Il suo tenore di vita era dispendioso ed eccessivo, nell’ottica di un dandismo spropositato e ricercato, per cui era sempre a corto di denaro. Forse per questo, per risolvere i suoi problemi economici, cercava di corteggiare donne che, oltre che belle, fossero delle ricche ereditiere. Ma, forse illuminate dall’intuito femminile, nessuna concesse il fidanzamento. Finì con lo sposarsi con una collega, la giornalista e scrittrice Constance Mary Lloyd, anche lei di origine irlandese. Impegnata nel movimento femminista e in campagne di sensibilizzazione per la parità uomo-donna, accettò di sposarsi con Oscar nel 1884. Poi, dopo l’arresto del marito, nel tentativo di sfuggire all’opinione pubblica, si ritirò in Italia con i suoi due figli, a Genova, dove morì a soli 39 anni, nel 1898, a seguito di complicanze chirurgiche.

Oscar Wilde è stato uomo di esuberanze e stravaganze, con bisogno innato di visibilità e notorietà, incurante dell’altrui opinione, ma sicuramente è stato un genio nel suo genere, lasciandoci, insieme agli immortali aforismi, molte opere, tra le quali Il ritratto di Dorian Gray, L’importanza di chiamarsi Ernesto, Salomè, Il Principe felice e altri racconti. É famosa la lunga lettera che scrisse dal carcere a colui che era stato suo amante, Lord Alfred Douglas. La lettera, scritta nel 1897, è De Profundis, che molto dice su un Wilde ormai stanco, ma lucido, forse animato da consapevolezze più mature, sicuramente amareggiato per una certa insipienza del giovane Douglas.

Il carcere lo aveva segnato, al punto che gli stessi secondini ne avevano pena. Per sei ore al giorno, lo scrittore lavorava ad un mulino a ruota. La prigione era dura, dormiva senza materasso e il cibo era scarso. Facile ammalarsi. Facile deprimersi e scoraggiarsi. Dimagrì di dieci chili. La Storia, nei suoi tempi secolari, sa essere selettiva e talvolta è benigna. Ricorda di ognuno il meglio o ciò che è degno di essere tramandato, trascurando il resto. Di Wilde ricorderemo le sue geniali battute, le frasi ad effetto, le intuizioni brillanti ed argute, i virtuosismi letterari, quelle pose fotografiche studiate eppure naturali, quel “non so che” che ci affascina a prescindere.

Concludiamo ricordando altri aforismi:
Perdona sempre i tuoi nemici. Nulla li fa arrabbiare di più.
A volte è meglio tacere e sembrare stupidi che aprir bocca e togliere ogni dubbio.
La vita è troppo breve per sprecarla a realizzare i sogni degli altri.
Ci sono persone che sanno tutto e purtroppo è tutto quello che sanno.
Lasciamo per ultima quella che forse lo riguarda di più:
Il pubblico è assai tollerante. Perdona tutto eccetto il genio.

Copyright©2020 Il Graffio, riproduzione riservata