Dorothy e Gene, quando l’amore è più forte del Coronavirus

di ROSITA SPINOZZI –

Ci sono immagini che non hanno bisogno di parole. Sguardi che, in un battito di ciglia, raccontano una intera vita. Ed ecco due anziani separati da un vetro in cui si riflette il volto malinconico di lei che si perde nello sguardo desolato di lui. Lei si chiama Dorothy, ha 88 anni, e ogni mattina va a trovare il marito Gene Campbell, 89 anni, ricoverato al Life Care Center di Kirkland negli Stati Uniti. È il Coronavirus a dividerli dopo ben 60 anni trascorsi insieme. Gene non può uscire dalla clinica perché, come lui, sono stati ricoverati molti pazienti, alcuni dei quali deceduti. La speranza in questi casi  è spesso appesa ad un filo, soprattutto quando l’età è molto avanzata. Al Life Care Center la situazioni non è rosea, a volte si confondono addirittura i decessi e magari capita che una persona venga dichiarata morta quando invece è ancora viva, oppure viceversa. Si fa presto a perdere il controllo in casi drammatici in cui l’emegenza è all’ordine del giorno. Dorothy lo sa e preferisce controllare personalmente se il suo Gene è vivo oppure no. Ma la quarantena è d’obbligo e ai parenti non viene concessa alcuna visita ai propri cari. Una dura realtà per Dorothy che non si è mai separata da suo marito, e non intende farlo proprio adesso, in una situazione così tragica in cui tutto naviga nell’incertezza. Lei vuole assoltamente esserci. Così ogni mattina, sotto il peso dei suoi anni, si mantiene solida al suo bastone e, accompagnata dal figlio Charlie, un infermiere che vive a Silver City, va ad incontrare lo sguardo di Gene attraverso il vetro della finestra. Porta con sé un cellulare, parla con lui per cercare di allietarlo un po’, ma in realtà sanno entrambi che le parole sono secondarie. Perchè per Gene incontrare puntualmente ogni mattina lo sguardo amorevole di sua moglie, vale più di mille parole. Nessuno è in grado di prevedere l’epilogo di questa vicenda, ma una cosa è certa: l’amore di Dorothy e Gene è più forte del Coronavirus. E loro due, insieme, sono il simbolo della vita stessa, della speranza che non muore mai, di un sentimento che non ha barriere. Comunque vada, con loro il Coronavirus ha perso.

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