Federico Fellini, il “visionario realista” a cent’anni dalla nascita

di GIAMPIETRO DE ANGELIS –

Giusto cento anni. Federico Fellini nasce a Rimini il 20 gennaio 1920, da Urbano Fellini e Ida Barbiani. Basterebbe una sola frase per ricordarlo: ha contribuito alla storia del cinema come pochi, lasciando una traccia indelebile e forse inimitabile. Fellini ha rappresentato una nuova modalità, una scuola, un linguaggio diverso. E forse un po’ di merito andrà ai genitori se pensiamo che nei sui film ci sono figure che a tratti somigliano a loro. La mamma è la tipica casalinga romagnola, il padre aveva un negozio di alimentari e curava come rappresentante la vendita di liquori. Federico era un sognatore come pochi, un visionario nella migliore accezione del termine.

A scuola si era rivelato un formidabile disegnatore, con tratto leggero, immediato e con carattere di forte ironia. Infatti, il suo genere erano le caricature e vignette. Ci saranno alcuni giornali, tra i quali il celebre e rimpianto “Domenica del Corriere”, che ne pubblicheranno alcune. E già il cinema, quel mondo che fa della fantasia una realtà visiva all’ennesima potenza, gli interessava. Ce lo dobbiamo immaginare questo ragazzone che, inventando qualche scusa ai genitori, se ne va al cinematografo di nascosto a fare scorpacciate di pellicole. Tuttavia, la carriera del regista non è ancora nelle sue ambizioni. È troppo preso dal disegno, dai giornali: pensa di dedicarsi al giornalismo. Tant’è che nel 1939 andrà a Roma, iniziando a lavorare presso la testata satirica Marc’Aurelio.

Ai genitori, ad onor del vero, aveva detto che avrebbe frequentato l’Università. In effetti si immatricolerà a Giurisprudenza, senza sostenere mai esami. Sarà gratificato dai buoni riscontri come disegnatore, prima, e scrittore di copioni e battute poi. Due nomi su tutti, in queste collaborazioni: Erminio Macario e Aldo Fabrizi. Il passaggio successivo sarà quello di autore di programmi radiofonici. Esperienza fondamentale anche in funzione di una conoscenza che farà e che rappresenterà molto nella sua vita: Giulietta Masina. I due, professionalmente e non, non si separeranno più.

Al cinema si accosta come sceneggiatore, in quella che è stata la grande stagione del neorealismo, collaborando con personaggi come Roberto Rossellini. Ed è proprio con questo grande autore che nel film “Paisà” farà la prima esperienza come aiuto regista in alcune riprese. Tuttavia, la sua carriera procede ancora come sceneggiatore. Sarà autore nei film di Pietro Germi e Alberto Lattuada. Ed è proprio con Lattuada che farà ancora esperienza come regista, nel 1950, seppure in collaborazione. L’esordio vero, in toto, avverrà con la pellicola “Lo sceicco bianco”, con Albero Sordi come attore protagonista, mentre Michelangelo Antonioni e Ennio Flaiano collaboreranno nella stesura dei testi e della sceneggiatura. A Nino Rota verranno affidate le musiche. Con questo compositore si istaurerà un bel sodalizio duraturo e fortunato, con risultati mitici.

Con “Lo sceicco bianco” inizia un nuovo genere cinematografico, il suo: il “fantarealismo”, onirico e ironico. I film di maggior successo sono stati: “I vitelloni” che vincerà Il Leone d’Argento; “Amarcord”, film dal carattere autobiografico pur con abbondanza di inventiva e fantasia, scritto insieme a Tonino Guerra; “La strada” con un grande Anthony Quinn e con Giulietta Masina; “Satyricon”; “La dolce vita” con la bellissima Anita Ekberg e un giovane quanto straordinario Marcello Mastroianni; “8½”, decisamente un capolavoro interpretato da Marcello Mastroianni e Sandra Milo; “La voce della luna” con Paolo Villaggio e Roberto Benigni. Sono solo alcuni titoli, tra quelli di maggiore successo. La produzione completa è davvero vasta, non sempre con buoni incassi, ma con quello spirito di invenzione e ricerca di nuovo linguaggio espressivo che lo hanno caratterizzato e che avevano spesso il consenso della critica specializzata.

Nel 1993 riceve l’Oscar alla carriera, ch’era durata quasi quarant’anni. Merita appieno l’appellativo di Maestro. Federico Fellini è stato un autore sicuramente atipico, preso a modello nel mondo della celluloide. In conclusione, ha rappresentato la genialità nell’espressione cinematografica, portando una fantasia che non c’era, talvolta irriverente, ma sempre con quel tocco di delicatezza ed eleganza, di bontà e buon umore, surreale ma sincero. Muore nello stesso anno dell’Oscar, il 31 ottobre. Le sue opere resteranno indimenticabili nel tempo, come certe sue frasi. Una su tutte: “L’unico vero realista è il visionario”.

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