Claudio, Claudio… chissà se abbiamo capito la lezione

di GIORGIO (PGC) – 

Ti catturava per strada per dirti dei suoi (nuovi) progetti sociali visionari, sempre quelli, e sempre diversi. Te li illustrava al volo, col suo schema preciso e infallibile: c’era sempre un organigramma ramificatissimo, a seconda delle competenze ad ognuno la sua mansione. Ti coinvolgeva, tu non volevi ma alla fine dicevi di sì. Quindi ti legava con un appuntamento, un incontro al bar, una riunione nei posti più strambi. Tu non volevi, prendevi scuse, dilazionavi. Ma aveva il tuo telefono, come quelli di tutti.

Dava compiti non trattabili, prevedeva la tua obiezione, la smontava. Aveva come un registro in testa, e un quaderno, o un foglio stropicciato: chi ci sta, chi c’è, chi non c’è, chi adesso arriva, chi oggi non viene e perché…, chi ci sarà. Sempre brusco, a suo modo era gentile. Anche quando ti arpionava come un tonno. Mai sbagliato un nome, li aveva tutti in testa. E mai confondeva i ruoli, tu fai/farai questo, tu quello, lui quell’altro. Alla prossima riunione ri-facciamo il punto, coraggio, fra 1 mese, 3 mesi, fra 5, fra un anno. Obiettivi rigidi. Era convinto di raggiungerli.

I politici (si fidava!) li faremo lavorare, insieme. Sono tutti d’accordo, garantito, me ne occupo io. Le Associazioni le mettiamo dentro tutte insieme, se serve ne facciamo ancora un’altra, io farò il presidente, oppure tu… Saremo più forti. Il Parroco è d’accordo. Il Sindaco. Pure Colonnella.

Ma non andava così. Chi più, chi meno, potendo lo evitava. Semplicemente sparendo dal suo raggio d’azione. Senza cattiveria, si capisce. Claudio godeva di una stima inossidabile. Solo che i suoi non erano progetti commerciali, turistici, culturali, mangerecci, finanziari, sportivi, ricreativi… Riguardavano semplicemente le persone, le loro fragilità intime, i loro problemi di salute o esistenziali, talvolta segreti, nascosti, cronici, insormontabili nelle solitudini. Claudio questi problemi li conosceva tutti. Quindi, mentre gli altri si “distraevano” nella vita che gli toccava senza volontà o possibilità di aiutarsi e di combattere, lui inventava soluzioni spettacolose. A noi sembravano follie. Tuttavia ne restavamo affascinati, rapiti, perfino convinti. Durava poco: il tempo della riunione.

Siamo stati scorretti con Claudio. L’abbiamo aiutato poco o per niente, quando lui tutta la vita ha energicamente (per quel che poteva) combattuto per conto terzi, per conto nostro, con dedizione assoluta. L’ha fatto a modo suo. Mbè? Ci ha strappato sorrisi, impegni non mantenuti, promesse da marinaio. No, non era un illuso. Era un politico vero. Gli illusi siamo noi. Siamo andati al suo funerale in tanti (mica tanti). Chissà se abbiamo capito la lezione.

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