Grottammare, il senso dell’Umanesimo europeo per Massimo Cacciari

di ELIANA NARCISI (ELIANA ENNE) –

GROTTAMMARE – Grande affluenza di pubblico, martedì 9 luglio al Teatro delle Energie di Grottammare, per l’incontro con Massimo Cacciari, filosofo e accademico oltre che ex politico, dedicato al tema dell’Umanesimo europeo. L’evento socio-culturale organizzato dall’associazione I luoghi della scrittura con il patrocinio del Comune di Grottammare, rappresentati sul palco rispettivamente dal segretario dell’associaizone Silvio Venieri e dal sindaco Enrico Piergallini, si è sviluppato come una profonda riflessione sui temi posti al centro dell’Umanesimo storico inteso come progetto culturale di più ampio respiro, un’attenzione al passato che possa risultare funzionale per il futuro, una riscoperta dell’insegnamento dei classici in chiave paneuropea.

Non è possibile dare una definizione dell’uomo in quanto tale, perché ognuno di noi è diverso dall’altro e perché perfino uno stesso individuo muta nel tempo, non è lo stesso che era ieri, o dieci anni fa, o prima ancora. E del resto gli umanisti non erano alla ricerca di chi potesse essere l’uomo in senso astratto, piuttosto si domandavano e ancora oggi ci invitano a domandarci chi sia ciascuno di noi adesso. Ciò che caratterizza l’uomo e lo distingue da qualsiasi altro essere vivente è il linguaggio, e questo muta continuamente esattamente come l’uomo. Siamo natura inferma, siamo instabili, incerti, inquieti, ma in questa inquietudine dobbiamo operare, perché è solo così che l’uomo evolve.

Questo è l’Umanesimo: non coprire, mistificare la nostra natura inquieta che ci rende sempre insoddisfatti, incompiuti, ma rappresentarla realisticamente. Ecco perché i grandi artisti dell’Umanesimo come Brunelleschi, come Piero della Francesca sono anche filosofi, matematici. Erano scienziati ed ecco perché le città italiane (Comuni, Ducati, Principati, Repubbliche Marinare) negli anni dell’Umanesimo erano al centro del mondo in campo culturale, delle finanze, dell’economia, dell’arte. Le nostre erano città aperte, centri commerciali le cui mura si estendevano virtualmente ben al di fuori degli stretti confini geografici. Ma erano comunque troppo piccole  rispetto alla sfida che la politica mondiale stava delineando, rispetto alle potenze che si stavano formando, ossia gli Stati nazionali.

Per sostenere la nuova sfida c’era bisogno di fare Stato, le città avrebbero dovuto unirsi e non chiudersi in se stessa, come invece hanno fatto. Ed ecco spiegata la ragione di quattro secoli di dominazione straniera. Dopo la seconda guerra mondiale la situazione europea si è ripresentata simile. Gli stati europei si sono trovati di fronte a una scelta necessaria: o davano vita a un’unione forte, o sarebbero diventati succubi di quelli che hanno vinto. La chiusura in se stessi non è mai la risposta politica giusta. Il piccolo funziona solo se si unisce ad altri piccoli per diventare grande, altrimenti verrà spazzato via. Questo è il senso dell’Umanesimo europeo per Massimo Cacciari.

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Foto di Eliana Enne