Il cinema dice addio a Ennio Fantastichini

di ELIANA NARCISI (ELIANA ENNE) –

Una carriera trasversale cominciata a teatro recitando Shakespeare e proseguita nel mondo del cinema sotto la direzione di registi del calibro di Gianni Amelio, Gian Maria Volontè, Paolo Virzì, Marco Risi, Ferzan Ozpetek. Ruoli di primo piano anche in televisione, come non ricordare la serie “La Piovra”, le fiction “Napoleone” e “Il mostro di Firenze”, i film “Paolo Borsellino” e “Fabrizio De Andrè – Principe libero”. Quasi mezzo secolo di attività artistica costellata di successi e premi importanti. Ennio Fantastichini sapeva fare tutto. Si è spento ieri, sabato 1 dicembre, stroncato dalla leucemia contro cui combatteva già da un po’.

A gennaio era al Teatro delle Muse di Ancona, recitava in “Re Lear” di William Shakespeare. La storia del potere della successione, il racconto di un padre che vorrebbe recuperare la giovinezza ormai perduta e sentire meno la solitudine. Si libera del peso delle responsabilità cedendo lo scettro al figlio e spera per questo di ricevere il suo amore. A interpretarlo è un Fantastichini altrettanto malinconico, rimasto solo dopo la fine della relazione sentimentale più lunga e importante della sua vita, con una brutta diagnosi medica da affrontare ma con tanta voglia di recuperare il rapporto con il figlio Lorenzo, aspirante attore, a cui ama insegnare i segreti del mestiere.

Ammette di non essere stato sempre presente nella sua vita, vuoi per il complicato rapporto che aveva con la madre del ragazzo e vuoi per la carriera che lo ha portato spesso lontano. Ennio Fantastichini non è, però, uno di quelli che rifiutano di invecchiare, o che lo fanno con rabbia e rancore. É in realtà un uomo in pace con se stesso che sente di avere qualcosa da imparare dai più giovani. «Io non mi sento Peter Pan. Io sono Peter Pan. Come artista, sono un cercatore di poesia».

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